"Sex Education", i poster a luci rosse nella metro diventano un caso politico

“Sex Education”, i poster a luci rosse nella metro diventano un caso politico

Daniela Vitello

“Sex Education”, i poster a luci rosse nella metro diventano un caso politico

| 22/09/2021
“Sex Education”, i poster a luci rosse nella metro diventano un caso politico

4' DI LETTURA

Cartelloni con allusioni vaginali e falliche invadono la metropolitana di Milano

  • Promuovono la messa in onda della terza stagione di “Sex Education” su Netflix
  • Le immagini giocano su un’ambiguità con vari frutti che alludono alle forme delle parti intime”
  • L’ira di Fratelli d’Italia e dell’associazione Pro Vita e Famiglia

“Se la vediamo in forme diverse è perché non ce n’è una sola. Ognuna è perfetta. Anche la tua”. Allusioni vaginali e falliche nei cartelloni pubblicitari che promuovono la messa in onda della terza stagione di “Sex Education” su Netflix. Il primo appuntamento è in programma per questo venerdì e i poster “senza censura” sono apparsi nelle stazioni della metro di Milano destando scandalo in un periodo “caldo” come quello della campagna elettorale. A tuonare, Fratelli d’Italia e l’associazione Pro Vita e Famiglia. Il partito guidato da Giorgia Meloni punta il dito contro “foto e scritte con chiare allusioni falliche e vaginali nella metropolitana di Milano. Le immagini giocano su un’ambiguità con vari frutti che alludono alle forme delle parti intime maschili e femminili”.

Il cartellone pubblicitario di ‘Sex Education’

La consigliera di FdI: “E’ normale tutto questo?”

Il claim pubblicitario è infatti associato a ostriche, banane, cactus, orchidee e ciliegie che richiamano gli organi sessuali maschili e femminili. Pertanto, i cartelloni lasciano ben poco spazio all’immaginazione. “Per l’amministrazione Sala è normale tutto questo? È accettabile che simili poster siano sotto gli occhi di tutti, bambini e ragazzini compresi? – si chiede Barbara Mazzali, consigliere regionale e candidata alle elezioni – L’educazione sessuale deve essere in capo alla famiglia”.

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Il cartellone pubblicitario di ‘Sex Education’

“Non è questa la Milano che vogliamo”

“La ipersessualizzazione non è educativa ma crea confusione nei giovanissimi – aggiunge la consigliera regionale – Poi va a finire che, con questi tipi di educazione, le malattie sessualmente trasmissibili in Europa sono in aumento e, per di più, concentrate proprio in questi Paesi che su questo tipo di educazione sessuale hanno puntato di più. Il che dovrebbe sollevare qualche allarme o almeno qualche riflessione. L’amministrazione Sala non controlla i manifesti che vengono affissi? E, se sì, li trova adatti a un pubblico anche di bambini? Questa non è la Milano che vogliamo”.

Pro Vita: “Sarebbe bene interrogarsi sul senso della parola educazione”

“Al di là di ciò che è conveniente dire o meno, è indubbio come una ipersessualizzazione delle pubblicità e dei manifesti un problema lo pone, e non solo in termini di cattivo gusto, bensì proprio concettuali – è il parere dell’associazione Pro Vita e Famiglia – E’ forse una ‘educazione sessuale’, questa? Ha senso chiederselo, dato che la serie che questi manifesti promuovono si chiama appunto Sex Education. Ebbene, la risposta pare possa essere solo una, e cioè quella negativa. La già citata ipersessualizzazione – in questo caso veicolata con una genitalizzazione delle immagini – di educativo pare avere ben poco. A meno che, ovvio, non si consideri educativo l’abbattimento di ogni freno e di ogni criterio di decenza, ma in quel caso sarebbe bene intendersi, allora, su quale sia il senso della parola educazione”.

Il cartellone pubblicitario di ‘Sex Education’

La replica dei radicali: “E’ tempo di portare il dibattito sul sesso nella società”

A tali attacchi ha replicato Lorenzo Lipparini, candidato capolista della lista Milano radicale alle prossime elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre: “Secondo Fratelli d’Italia e l’associazione Pro Vita e Famiglia bisognerebbe addirittura defiggere per contenuti osceni le affissioni che promuovono la nuova stagione della serie Sex Education di Netflix che da sola, e con risorse private, fa quello che dovrebbero fare le istituzioni: informare e sensibilizzare su temi rilevanti per la salute e il benessere delle persone come la sessualità. Invece che scandalizzarsi e proporre censure è il momento di portare un normale dibattito su sesso e diritti nelle istituzioni e nella società”.

“Gli scandalizzati perbenisti sono quelli che ne hanno più bisogno”

“Questo uno degli obiettivi de La Milano Radicale, che propone di rafforzare i diritti delle persone Lgbtq, di riconoscere il sex work e di formare funzionari e decisori pubblici su queste tematiche. Per questo credo gioverebbe ripristinare la festività nazionale del 20 settembre e promuovere la visione della serie Netflix proprio tra gli scandalizzati perbenisti, che sono quelli che ne hanno più bisogno”, ha concluso Lipparini.


Pubblicato il 22/09/2021 15:25

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