Manuel Bortuzzo a "Porta a Porta": "Mi hanno gridato 'figlio di p......' e mi hanno sparato" - Perizona Magazine

Manuel Bortuzzo a “Porta a Porta”: “Mi hanno gridato ‘figlio di p……’ e mi hanno sparato”

Daniela Vitello

Manuel Bortuzzo a “Porta a Porta”: “Mi hanno gridato ‘figlio di p……’ e mi hanno sparato”

| 20/02/2019

Ieri sera a “Porta a Porta” è andata in onda l’intervista esclusiva di Bruno Vespa a Manuel Bortuzzo, la giovane […]

Ieri sera a “Porta a Porta” è andata in onda l’intervista esclusiva di Bruno Vespa a Manuel Bortuzzo, la giovane promessa del nuoto che ha perso l’uso delle gambe per uno scambio di persona. Il giornalista ha fatto visita al ragazzo all’ospedale S. Lucia di Roma, centro d’eccellenza nel campo della neuroriabilitazione.

Manuel è totalmente proiettato verso il futuro e non vuole pensare al passato. “Sono contento di essere qui e avere iniziato questo percorso – esordisce – Non vedevo l’ora di uscire dalla terapia intensiva e avere qualcosa a cui pensare, un obiettivo in testa come ce l’ho sempre avuto. Senza pensare più a cosa è successo. Meglio guardare avanti e andare avanti”.

“Che ricordo hai di quella notte?”, chiede Bruno Vespa. “Ho dei ricordi abbastanza limpidi – replica – Fino al momento in cui sono caduto a terra, che è l’ultima immagine, ricordo tutto quasi perfettamente. Stavo per entrare in un pub, dovevo raggiungere degli amici. Uscivano tutti di corsa perché dentro era scoppiata una rissa. Stavamo andando via. Io e la mia ragazza Martina abbiamo attraversato la strada, eravamo già dall’altra parte quando ho sentito arrivare un motorino. Gridavano contro di noi. Le parole precisamente non me le ricordo, me ne ricordo solo una prima dello sparo: ‘Figlio di…”. E mi hanno sparato. Mi hanno urlato contro come se ce l’avessero con me. Dopo lo sparo sono rimasto stupito, mi sono chiesto: ‘Ma cosa è successo?’. Lì per lì pensavo fosse finita. Da subito non ho sentito più le gambe. Poi sono arrivate le volanti della polizia. Sono arrivati in soccorso quattro poliziotti. L’ultima scena che ho in testa è questa immagine di me per terra con le quattro facce dei poliziotti. Poi ho perso conoscenza e quando mi sono svegliato in ospedale mi è stato raccontato quello era successo dopo”.

I due fermati per l’aggressione di Manuel Bortuzzo sono accusati di tentato omicidio aggravato e porto abusivo di armi. Manuel è rimasto in coma farmacologico per tre giorni. “La prima persona che ha visto quando ha ripreso conoscenza è stata la madre e mi sono messo a piangere. Mi sono accorto di essere vivo e che stavo bene. E’ stato emozionante”, racconta.

Al microfono di Bruno Vespa, Franco – il padre di Manuel – spiega perché ha deciso di dire immediatamente al figlio che il problema era serio: “Ho preferito parlare subito con mio figlio perché sappiamo che ci sono la speranza, la medicina e mille cose da cui lui sicuramente riuscirà a trarre vantaggio perché è un ragazzo forte”.

“Quando mio padre me l’ha detto ho pensato che qualcosa si poteva fare, che non c’era da abbattersi. Non mi ci vedo in questo modo. Secondo me qualcosa in qualche modo si può fare”, interviene Manuel. La parola passa a Marco Molinari, direttore neuroriabilitazione presso l’ospedale S. Lucia: “La ricerca per le lesioni midollari non si ferma e siamo in un buon momento anche se siamo in una fase sperimentale”.

Le ultime parole di Manuel sono per la fidanzata: “Con Martina è una bella storia, è iniziata da poco ma adesso sembra che vada avanti da una vita. Questa cosa ci ha legato ancora di più”.

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