La televisione, e in particolare i talent, stanno stritolando la musica. Parola di Red Ronnie che lancia l’allarme dalle pagine dell’Huffington Post. “Il monopolio dei talent show è disumano – esordisce lo storico conduttore del “Roxy Bar” – I ragazzi che escono fuori da questi programmi sono drogati dal falso successo. Prima si ritrovano a duettare con star della musica internazionale, poi a suonare e cantare nei centri commerciali. Sono come delle Cenerentole che salgono su una carrozza e allo scoccare della mezzanotte si ritrovano solamente con una zucca”.
“Le case discografiche hanno demandato lo scouting dei loro nuovi artisti ai talent show – spiega meglio – Questo è disumano, non il talent in sé. Non è possibile che tutte le case discografiche, ad eccezione di qualcuna, ad esempio la Warner Bros con Benji e Fede, abbiano rinunciato a lanciare qualcuno al di fuori di questi programmi. Ai ragazzi si dà l’impressione che suonare gli strumenti non serva a niente, che il componimento delle canzoni non sia necessario perché bisogna cantare le canzoni degli altri. Quando arrivi finalmente a un inedito la canzone non è tua. È scritta da autori che sono costretti a scrivere perché sotto contratto discografico. Come si può far crescere la musica in questo contesto?”.
Lo stesso Festival di Sanremo con i suoi 22 Big, secondo Red Ronnie, prova come in Italia sia la televisione a guidare il mercato musicale: “In teoria il Festival di Sanremo è la manifestazione musicale più importante in Italia. Nella realtà è un grande programma televisivo al servizio dei talent show. Non è un caso che quest’anno siano scomparsi i Dear Jack o i The Kolors che sono stati i fenomeni mediatici degli ultimi anni. Inoltre questi programmi fanno male psicologicamente ai ragazzi. Quando Stash dei The Kolors sputa alla telecamera e rifiuta un premio, ti chiedi come questo sia possibile. Neanche Paul McCartney, con la carriera che ha avuto, avrebbe un simile comportamento”.
Il conduttore sposa la teoria secondo cui i talent servano più ai giudici che ai concorrenti: “Parliamoci chiaro. Chi è Manuel Agnelli? Prima di X-Factor chi era questo Manuel Agnelli che ora finisce sulle home page di tutti i quotidiani online? Era uno che per avere un po’ di visibilità ha dovuto mostrare il pelo del pube sulla copertina di un giornale. Alla fine ci ritroviamo in programmi dove vincono i coach che sfruttano l’onda per far decollare o consolidare le proprie carriere. Come può Alvaro Soler giudicare gli altri?”.