D'Orazio, lo strazio della vedova per la morte del padre: "Erano i miei due grandi amori" - Perizona Magazine

D’Orazio, lo strazio della vedova per la morte del padre: “Erano i miei due grandi amori”

Daniela Vitello

D’Orazio, lo strazio della vedova per la morte del padre: “Erano i miei due grandi amori”

| 28/11/2020

“E adesso lassù voi due che farete? La vita mi ha portato via i miei due grandi amori, la vita […]

“E adesso lassù voi due che farete? La vita mi ha portato via i miei due grandi amori, la vita è stata ingiusta e crudele! Ciao papino mio!”. È straziante il post con cui Tiziana Giardoni, vedova di Stefano D’Orazio, annuncia la morte dell’adorato padre avvenuta a pochi giorni da quella del batterista del Pooh scomparso lo scorso 6 novembre. In pochi giorni la Giardoni ha perso i due uomini più importanti della sua vita.

“Senza più parole. Il mio infinito abbraccio a Tiziana e al suo dolore. Che, ormai, è molto di più di un dolore. È strazio puro”, ha scritto sui social Rita Dalla Chiesa manifestando la sua vicinanza alla vedova di D’Orazio.

Roby Facchinetti dei Pooh ha acceso i riflettori in un lungo post sulla sofferenza di chi in questo momento storico non può abbracciare i propri cari ricoverati in ospedale e salutarli per l’ultima volta. Un dolore provato dalla Giardoni per ben due volte a distanza ravvicinata.

“Carissimi amici, purtroppo, è venuto a mancare anche il papà di Tiziana, l’adorata moglie del nostro Stefano – ha scritto Facchinetti – Un dolore gigantesco per il quale voglio stringermi a Tiziana in un abbraccio infinito, che so verrà arricchito dai vostri pensieri. Quando però le ho telefonato, al di là dello smarrimento e della sofferenza ho dovuto anche, purtroppo, condividere una sua grande rabbia: per non poter rivolgere un ultimo saluto al babbo, esattamente come non aveva potuto accarezzare per l’ultima volta il viso di Stefano.

E, francamente, credo che questo sia inaccettabile in un Paese civilizzato; anche in un tempo d’emergenza come questo, che però stiamo ormai vivendo da mesi, non ha scusanti il fatto che non si trovi una soluzione per assicurare questo necessario e ineludibile diritto, il diritto all’ultimo atto d’amore, a chi già vive la tragedia d’una perdita.

E non parlo solo per Tiziana o per il caso di Stefano, cui peraltro neanche io e i miei amici per sempre siamo riusciti a dare un vero addio: parlo in generale. Tanti, purtroppo, hanno vissuto e stanno vivendo lutti dovuti alla pandemia. E tutti, tutti, si sono visti negati il diritto di salutare il proprio congiunto.

Già questo maledetto virus porta i malati a soffrire in solitudine, lontani da ogni conforto affettivo, anche quando la gravità non li conduce in terapia intensiva… Ma questo tutto sommato si può capire, ci mancherebbe. Però quando i malati cedono al virus, ecco, che ancora oggi a mesi dall’inizio della pandemia non si sia riusciti a trovare la strada di far esercitare il diritto di amare, questo lo trovo davvero inaccettabile.

Sia chiaro: non parlo dei medici, degli ospedali, degli infermieri, dei direttori sanitari. Loro sono e rimangono persone cui non mancherò mai di rivolgere un grazie, per come mettono a rischio in primis loro stessi per gli altri, per la mole insostenibile di lavoro e sofferenza di cui si fanno carico, per il fatto che questo Stato li lascia spesso senza aiuti. Però credo che lo Stato, che la politica possa, anzi debba visto che parliamo d’un diritto senza se e senza ma, escogitare delle vie d’uscita al problema. Da febbraio a oggi avrebbe dovuto già farlo.

Delle camere asettiche? Delle coperture di plexiglass per i feretri? L’utilizzo delle stesse tute, maschere, protezioni dei sanitari, almeno per una persona a defunto? Qualcosa senz’altro è possibile, fare; e soprattutto credo sia inaccettabile continuare a non risolvere il problema, a ignorarlo, arrivando ad aggiungere tragedia alla tragedia che già troppi stanno vivendo.

Si soffre infinitamente, sapete, a non poter dare un ultimo sguardo a un volto amato; a non poterlo accarezzare, a non potersi fermare anche solo un paio di minuti a contemplarlo, rivolgendo una preghiera al Cielo o riandando con la mente alla tenerezza delle memorie.

È un diritto, un diritto inalienabile amare un proprio congiunto e volergli, dovergli dire addio! E deve restare un diritto anche quando priorità emergenziali arrivano a scompaginare la nostra quotidianità. Oggi voglio condividere con voi, amici, questo mio ‘perché?’ rivolto alle istituzioni, il mio dolore per la sofferenza che persone come Tiziana si vedono aggiungere a sofferenze già enormi, il mio smarrimento per un mondo che sembra dimenticare, fra le tante cose di cui discute e decreta, la pietà.

La pietà e appunto il diritto, il diritto di chi resta ma anche di chi se ne va, di amare ed essere amati. E di farlo e poterlo essere sino alla fine, sino all’ultimo istante prima che la terra di cui i nostri cari e tutti noi siamo fatti smetta di poter vedere il cielo.

Fatela sentire anche voi, vi prego, la vostra voce su questo tremendo, doloroso problema. Conto che la sensibilità del governo possa dare una pronta risposta al mio, nostro ‘perché?’. Intanto vi abbraccio tutti, e mando un abbraccio forte, speciale a Tiziana e alla sua famiglia. Roby”.

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