Panariello, il dramma familiare in un libro: "Mio fratello non è morto di droga ma di freddo" - Perizona Magazine

Panariello, il dramma familiare in un libro: “Mio fratello non è morto di droga ma di freddo”

Daniela Vitello

Panariello, il dramma familiare in un libro: “Mio fratello non è morto di droga ma di freddo”

| 02/11/2020

E’ un’intervista molto intima e profonda quella rilasciata ieri da Giorgio Panariello a Mara Venier nel salotto di “Domenica In”. […]

E’ un’intervista molto intima e profonda quella rilasciata ieri da Giorgio Panariello a Mara Venier nel salotto di “Domenica In”. Come intimo e profondo è il libro dal titolo “Io sono mio fratello” in cui il comico toscano racconta la storia del suo sfortunato fratello Franco, più giovane di lui di un anno, trovato morto il 27 dicembre 2011.

“Ho letto questo libro col nodo in gola, trattenevo a fatica le lacrime – esordisce la conduttrice – Ogni pagina è un colpo al cuore perché nessuno può immaginare che tu, uomo di grande successo, attore, showman, sia un sopravvissuto”.

“Mio fratello è stato lasciato sul lungomare di Viareggio come un vecchio materasso”

“Ho voluto scrivere questo libro innanzitutto per rendere giustizia a mio fratello Franco – spiega Panariello – La percezione, leggendo i giornali, era che se ne fosse andato per un’overdose e che quindi avesse concluso la sua vita così. In realtà non è così. Mio fratello non è morto per quello ma per altri motivi e per causa di altri. Si è sentito male durante una cena e i tre amici che stavano con lui lo hanno lasciato sul lungomare di Viareggio come un vecchio materasso. Non è morto di droga ma di ipotermia”.

“Anche io sono stato disperato come lui ma ho preso un’altra strada”

“Poi volevo raccontare la storia di un ragazzo che ha avuto sfortuna nella vita. Un po’ come l’ho avuto io ma le reazioni sono state differenti – prosegue – Lui ha preso una strada, io un’altra. Una sorta di ‘Sliding Doors’. Potevo essere io perché ci sono stati momenti nella vita in cui ho avuto la sua stessa disperazione. Anch’io pensavo di non farcela più e anch’io stavo per cadere nella trappola delle sostanze stupefacenti. Non avendo una sicurezza familiare, un controllo, sei allo stato brado. Io mi sono fermato in tempo. Io e Franco non ci somigliavano per niente. Eravamo figli di due padri differenti, tutti e due sconosciuti”.

Il comico è cresciuto con i nonni e per molto tempo ha pensato che fossero i suoi genitori. Franchino invece è finito in collegio perché il nonno non ha voluto sobbarcarsi la crescita di un altro bambino.

“Per mia madre non provavo nessun sentimento,  i miei nonni hanno sostituito i miei genitori”

“Non posso dire di avere avuto un’infanzia difficile perché alla fine ho avuto un’infanzia come quella degli altri bambini – ricorda Panariello – Mio nonno e mia nonna hanno sostituito benissimo i miei genitori. Cosa che non è successa per Franco. Però è chiaro che qualcosa dentro ti rimane e forse è quello che mi ha portato a fare il comico nella vita…per esorcizzare, sdrammatizzare”.

“Nei confronti di mia madre che quando ero ragazzino veniva a portare i regali (era una specie di Babbo Natale femmina) non provavo nessun sentimento. L’amore materno si era riversato tutto su mia nonna – confida – Non provavo nessun sentimento perché lei non ne provava per me. Era una sconosciuta. I nostri padri non sono mai usciti, sono rimasti sempre nell’ombra”.

“Se non avesse incontrato l’eroina, mio fratello sarebbe stato me”

“Mio fratello era sorridente, era una persona buona. Se non avesse incontrato l’eroina, mio fratello sarebbe me – dichiara il comico – Se avesse avuto la possibilità di giocare in una squadra sarebbe diventato un grande calciatore. Era bravissimo”.

“Io lo vedevo ogni tanto, per le feste di Natale, per i compleanni – ricorda – Non capivo perché gli altri avessero un fratello per tutto l’anno e io ogni tanto. Questa cosa mi metteva a disagio, mi chiedevo dove andasse, cosa facesse, se avesse altri fratelli che lo aspettavano. Pensavo fosse ‘in prestito’. Era un bambino molto ribelle”.

“Mio fratello era pazzo di Leonardo Pieraccioni – svela – lo faceva ridere molto e io non ho mai capito perché (scherza, ndr.) Mi ha fatto piacere che Leonardo sia venuto al suo funerale perché Franco aveva veramente una grande ammirazione per lui. Come idoli aveva lui e Zucchero”.

“E’ stato Carlo Conti a dirmi che Franco era morto”

Panariello ha appreso della morte di Franco dall’amico Carlo Conti: “Mi ha chiamato alle 7 del mattino per dirmi che lo era venuto sapere”.

“Lo scopo di questo libro è quello di ridare dignità a Franco e raccontare la storia di un ragazzo come tanti, finito in una storia difficile, per dir loro che ce la possono fare”, spiega il comico. Ma anche “ribadire che la fine di chi inizia a bucarsi, e non smette davvero, è sempre e soltanto questa: la morte. Secondo, denunciare il fatto che non si parla più di un problema, quello dell’eroina, che non è mai stato risolto e coinvolge ancora tantissima gente”. “Che peccato non essere stato all’altezza di aiutare Franco prima, quando potevo fare qualcosa”, chiosa Panariello portando alla luce il suo rimorso.

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