La confessione di Paola Perego: "Sembravo posseduta, andai dall'esorcista" - Perizona Magazine

La confessione di Paola Perego: “Sembravo posseduta, andai dall’esorcista”

Daniela Vitello

La confessione di Paola Perego: “Sembravo posseduta, andai dall’esorcista”

| 11/07/2020

In un’intervista rilasciata al settimanale “Diva e Donna”, Paola Perego torna a parlare della sua battaglia contro gli attacchi di […]

In un’intervista rilasciata al settimanale “Diva e Donna”, Paola Perego torna a parlare della sua battaglia contro gli attacchi di panico. La conduttrice ha cominciato a soffrirne quando aveva 16 anni e li ha sconfitti dopo oltre 25 anni. La Perego ha raccontato il suo dramma in un libro dal titolo “Dietro le quinte delle mie paure”.

“All’improvviso senti che stai morendo e nessuno ti può salvare […] stai per essere aggredita da una belva feroce, peccato che la belva feroce non esiste, sei tu”, spiega. Per annientare quello che lei definisce un “mostro”, è arrivata persino a consultare un esorcista.

La conduttrice confessa a “Diva e Donna” di aver interpellato tale Don Luigi. “I miei genitori erano disperati, mi vedevano star male. Sembravo una posseduta. Mi hanno fatto bruciare cuscini e materassi”, confida. La Perego è uscita da questo incubo grazie all’analisi.

Paola Perego: “Ho provato a rompermi il braccio da sola”

Nel libro “Dietro le quinte delle mie paure” uscito lo scorso 12 maggio, Paola Perego racconta di aver compiuto atti di autolesionismo.

“Il momento in cui pensai di aver toccato il fondo – ma ahimè non lo avevo nemmeno lontanamente raggiunto – fu quando provai in tutti i modi a rompermi il braccio sbattendolo contro il muro – si legge nel volume – L’ansia non è un dolore reale e io non ce la facevo più a stare male per qualcosa che non si può vedere, così continuai a battere il braccio sinistro contro il muro del salone, con tutta la forza che avevo, nella speranza di sentire qualcosa di vero che non fosse il panico. In quell’occasione scoprii che non è così semplice rompersi qualcosa da soli (riuscii solo a farmi venire una contusione) e scoprii anche che il Mostro era un osso molto più duro di quello del mio braccio. La domanda che mi sono fatta più spesso in questi anni è stata: perché a me? Perché devo essere proprio io la vittima sacrificale dell’ansia?”.

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