Aldo Grasso fa a pezzi “Temptation Island”, creatura defilippiana giunta all’edizione n. 7. Il critico televisivo mostra di conoscere bene […]
Aldo Grasso fa a pezzi “Temptation Island”, creatura defilippiana giunta all’edizione n. 7. Il critico televisivo mostra di conoscere bene il programma e attacca alcune sue dinamiche.
“Di fronte ai drammi sentimentali che ogni estate vediamo consumarsi alla luce dei falò di «Temptation Island», il pensiero non può che essere uno: alle donne Maria De Filippi fa sempre fare la figura delle azzerbinate – si legge nella sua consueta rubrica sul “Corriere della Sera – In amore, s’ intende. Sarà che gli ingranaggi spietati del format, per funzionare al meglio, richiedono di incasellare i partecipanti in tipi umani ben precisi (in psicologia esiste la figura del «masochista narcisista», due facce di un’unica medaglia), saranno le logiche consolidate dei casting di Fascino, fatto sta che il copione si ripete simile, con strabiliante potenza narrativa, stagione dopo stagione. Lui si sente il gallo del pollaio, la relazione monogama gli va stretta (eufemismo) per quanto ne apprezzi le comodità domestiche. Lei lo venera, ne è quasi dipendente e ne perdona ogni malefatta, pensando forse di non poter meritare o trovare di meglio. Finché il reality non irrompe nella realtà, come «verifica d’amore»”.
Ad un certo punto, Grasso analizza il caso di uno dei protagonisti dell’edizione in corso. “Prendiamo Ciavy, aggraziato diminutivo di Er Ciavatta come pare lo chiamino gli amici a Ladispoli, uno dei personaggi di spicco di questa nuova stagione – scrive – Ciavy sa benissimo che l’occhio implacabile della telecamera e la scrittura raffinata del montaggio porteranno alla luce le sue trasgressioni («debolezze caratteriali») che nella vita reale forse non verrebbero mai scoperte, neanche con la geolocalizzazione dei cellulari che pare molto in voga tra le coppie di «Temptation». Ma l’ego è troppo grande e la velleità di apparire in tv è la vera tentazione a cui non si resiste, neanche di fronte al rischio concreto di esporsi al ludibrio di fronte a mezza Italia dopo l’ennesima cafonata. Intanto, nel villaggio fidanzate, giù a frignare e poi a consolarsi tra i bicipiti tatuati del belloccio di turno, con più di un sospetto sulla sincerità delle intenzioni del «tentatore». Come dicono con perfidia i titoli di testa, «Guida il racconto Filippo Bisciglia»”.
