Ezio Bosso, l'ultima intervista in quarantena: "La prima cosa che farò è mettermi al sole" - Perizona Magazine

Ezio Bosso, l’ultima intervista in quarantena: “La prima cosa che farò è mettermi al sole”

Daniela Vitello

Ezio Bosso, l’ultima intervista in quarantena: “La prima cosa che farò è mettermi al sole”

| 15/05/2020

“La prima cosa che farò è mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero”. Così parlava Ezio Bosso lo […]

“La prima cosa che farò è mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero”. Così parlava Ezio Bosso lo scorso aprile in un’intervista al “Corriere della Sera”. Il pianista e direttore d’orchestra si è spento oggi all’età di 48 anni nella sua casa di Bologna. Da quella stessa casa, un mese fa, durante la quarantena, il Maestro torinese – affetto da una malattia neurologica degenerativa – stilava i propositi per quando “si apriranno le gabbie”. Purtroppo non ce l’ha fatta a rivedere il sole perché la morte l’ha sorpreso prima.

“Sono ai domiciliari dal 24 febbraio – disse al “Corsera” – Se poi calcolo il periodo delle cure, dal 9 per le solite terapie, i mesi di clausura sono ormai più di due. Se non metto il naso fuori non è per paura ma per sconforto. Bologna deserta, quattro pietre, due persone dall’aria triste… Che esco a fare? C’è più vita a casa mia (…) Vivo bene la solitudine, la divido con la mia compagna Annamaria e i nostri cani, due basset hound e un bassotto. I più felici sono loro. Non gli par vero di averci vicini giorno e notte”.

“La malattia mi ha allenato a soste forzate ben peggiori – aggiunse – Stavolta però non è il mio corpo a trattenermi ma qualcosa di esterno, collettivo, misterioso. Sono giorni strani, il tempo e lo spazio si sono fatti elastici, a volte le ore sono eterne, a volte volano. A volte ti senti in prigione, a volte scopri la Dodicesima stanza, quella che ti libera. Era il titolo di un mio vecchio album (…) Non ho cambiato le mie regole; anche se non esco, mi alzo presto, faccio la barba, mi vesto. E studio”.

“Le giornate sono tutte uguali? Solo in apparenza –raccontò – Variano in funzione di come ci sentiamo. È un tempo senza scansione. A me manca il tempo della musica fatta. Ma si può approfittare di questa sospensione per provare a migliorarci pensando agli errori commessi. Cosa che non vedo molto in giro. Diventare migliori è una scelta non una conseguenza, richiede un impegno forte con se stessi. Star chiusi in casa non basta. Questa retorica vuota che ci circonda è insopportabile. Così come tanta cattiveria sparsa nel web, l’ottuso complottismo di chi vuole un colpevole a ogni costo”.

A mancargli di più in quarantena, oltre a fare musica, erano i musicisti della sua Europe Philharmonic Orchestra. “Loro sono i miei fratelli, i miei figli – confidò – Ci sentiamo moltissimo ma non è lo stesso. Alcuni di loro stanno vivendo un periodo di grande sofferenza, non possono più suonare, non hanno più un reddito”.

Durante l’isolamento, Bosso ha guardato la tv “il meno possibile”. “E basta con questo lessico bellico – sbottò – il virus non è un nemico, non c’è una guerra in corso. Non lo sconfiggeremo, come per altre malattie, da l’Aids al cancro, ci dovremo convivere”.

La sua voglia matta era “abbracciare” gli amici”. “Di natura sono timido, riservato, e con il corpo ho un approccio particolare – confessò – Non abbraccio chiunque, solo chi amo. Sempre avvolgendo l’altro totalmente. Questa astinenza forzata mi pesa. Sarà interessante ritrovare un rapporto fisico. Magari ci sarà un po’ di imbarazzo, magari un po’ di paura. Ci metteremo a ridere o ci spunteranno le lacrime. Non so come sarà. Ma qualsiasi cosa sia sorrideremo. Felici di essere vivi”.

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