Il settimanale “Chi” intervista Emilio Fede in occasione dell’uscita del suo nuovo libro dal titolo “Che figura di merda”. Il […]
Il settimanale “Chi” intervista Emilio Fede in occasione dell’uscita del suo nuovo libro dal titolo “Che figura di merda”. Il volume prende il nome dal celeberrimo fuorionda trasmesso da “Striscia La Notizia”. “Il mio non è un libro di vendette, c’è anche un sottotitolo che è Saper perdonare – spiega il giornalista – È un modo per far capire a quelli che me l’hanno fatta grossa che non porto rancore perché so che, alla fine, i conti tornano sempre”.
L’ex direttore del Tg4 ne approfitta per dire la sua sull’ex collega Mario Giordano, finito nell’occhio del ciclone per via della reazione morbida avuta al cospetto dello sproloquio di Vittorio Feltri contro i meridionali.
“Mi piaceva Mario Giordano quando faceva le inchieste – dichiara Fede – mentre adesso lo vedo che grida, urla, si mette in primo piano e guarda la telecamera come fosse la D’Urso senza essere la D’Urso. L’informazione non dev’essere urlata: quando ero direttore imposi ai miei inviati di portare sempre dietro un cestino. ‘E a cosa serve?’, mi chiesero, e io risposi: ‘È per metterci gli aggettivi. Le lacrime non sono amare perché non si vede, sono lacrime e basta!‘”.
Emilio Fede difende, invece, Vittorio Feltri al quale è legato da un’antica amicizia. “Conosco Vittorio da tantissimi anni e non ho mai avuto la sensazione che fosse antimeridionalista, ha sempre trattato tutti allo stesso modo – sentenzia – La verità è che Feltri è un anticonformista per natura, di umore variabile, contrario alla ripetitività, alle frasi fatte, e ama stare fuori dal coro. È un po’ come Sgarbi ma in altre forme”.
E quando alla fine il giornalista gli domanda come vorrà essere ricordato, Fede risponde con una delle sue antiche zampate: “Come un grande presuntuoso che diceva di essere il più bravo di tutti ma che, in effetti, lo era”.
