La febbre, l'affanno, gli attacchi di panico: Giuliana De Sio racconta l'incubo del coronavirus - Perizona Magazine

La febbre, l’affanno, gli attacchi di panico: Giuliana De Sio racconta l’incubo del coronavirus

Daniela Vitello

La febbre, l’affanno, gli attacchi di panico: Giuliana De Sio racconta l’incubo del coronavirus

| 21/04/2020

Giuliana De Sio ha sconfitto il coronavirus dopo 15 giorni di isolamento all’Istituto Spallanzani di Roma. L’attrice salernitana aveva contratto […]

Giuliana De Sio ha sconfitto il coronavirus dopo 15 giorni di isolamento all’Istituto Spallanzani di Roma. L’attrice salernitana aveva contratto il Covid-19 probabilmente a Cremona durante la sua tournée teatrale. Adesso sta trascorrendo la quarantena nella sua casa romana da dove ieri pomeriggio si è collegata con “La Vita in Diretta”.

“Sto benissimo, fuori campo faccio gli scongiuri, ma in questo momento sto molto bene – ha raccontato a Lorella Cuccarini – Se penso a come stavo soltanto un mese fa, sto benissimo. Questo virus prende, ma si guarisce pure e si torna meglio di prima. Lo dico a quelli terrorizzati che non vogliono più uscire per la paura, neanche nella Fase 2, nella Fase 3. I guariti sono infinitamente più numerosi di quelli che ci hanno lasciato. Diciamole queste cose”.

La De Sio è tornata indietro con la memoria a quando ha accusato i primi sintomi del virus: “Ho cominciato ad avere la febbre a 38,5, tutte le mattine. Era molto strana questa febbre, perché di solito io l’influenza la prendo con il mal di gola, con le placche, con la bronchite. Invece non ho mai avuto un colpo di tosse. Pensavo di avere un’influenza da stress per la tournée che durava da cinque mesi. Avevamo tutti le difese immunitarie bassissime. Io personalmente me la prendo sempre la febbre alla fine di ogni tournée perché mi stanco. Però questa febbre continuava, prendevo la tachipirina, la facevo scendere e andavo a fare lo spettacolo con grande fatica. Quelli, ovviamente, sono stati giorni pericolosissimi per tutti. Ero portatrice senza saperlo. A Messina mi sono fermata perché non ce la facevo più”.

Una volta rientrata a Roma, è stata subito ricoverata. “Sono tornata a casa e mi sono messa a letto – ha raccontato – E’ venuto il medico di base con la mascherina, ha detto ‘questa cosa non mi piace’ e ha chiamato lo Spallanzani. Mi sono venuti a prendere questi uomini vestiti di bianco. Una paura tremenda! Sembrava più un arresto che un ricovero. Ho cominciato ad andare nel panico, però ero ancora convinta che mi avrebbero diagnosticato un’influenza e mi avrebbero rimandato a casa. Invece prima mi hanno fatto il tampone, poi la dottoressa che mi ha visitato mi ha detto che avevo la polmonite. Avevo solo un po’ d’affanno. Nel giro di qualche ora, mi hanno detto che ero positiva e ho avuto difficoltà respiratorie serie. Mi hanno messo l’ossigeno”.

“Sono stata in isolamento per 15 giorni – ha concluso – Questa è stata forse l’esperienza più brutta della mia vita. L’isolamento è più brutto della malattia. Sei sola, non puoi fare niente, guardi il soffitto. Ho tentato una volta di accendere la tv, si parlava solo di coronavirus, mi è venuta l’angoscia e ho dovuto spegnere. E poi quando togli la mascherina, ti accorgi che non respiri bene e lotti contro gli attacchi di panico. Ho vissuto quei giorni nel terrore. Soltanto la forza della mia testa mi poteva aiutare. Nessuno viene a parlarti, il cibo e la terapia te li lasciano fuori dalla porta, devi fare un po’ tutto da sola. Io mi sono immaginata chiusa a chiave e pensa che soffro di claustrofobia. Non potevo sopportare il pensiero di essere chiusa”.

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