Costanzo: "Quando esco lo faccio sempre con la scorta. La mafia non si mette in malattia" - Perizona Magazine

Costanzo: “Quando esco lo faccio sempre con la scorta. La mafia non si mette in malattia”

Daniela Vitello

Costanzo: “Quando esco lo faccio sempre con la scorta. La mafia non si mette in malattia”

| 06/04/2020

Il coronavirus non ha stravolto le abitudini di Maurizio Costanzo. Come racconta lui stesso in un’intervista rilasciata a Elvira Serra […]

Il coronavirus non ha stravolto le abitudini di Maurizio Costanzo. Come racconta lui stesso in un’intervista rilasciata a Elvira Serra per il “Corriere della Sera”, il giornalista continua ad andare ogni giorno nel suo ufficio nel rione Prati, a Roma. “Nel tragitto in auto indosso la mascherina – confessa – Ma la indossano soprattutto le persone che lavorano con me, dai due uomini della scorta alle segretarie”. Esce sempre con la scorta? “La mafia non si mette in malattia”, replica.

Per il resto, il conduttore non soffre l’isolamento avendo un po’ l’indole del pantofolaio. “Devo ammettere che non sono mai stato un tipo mondano – confida – Da piccolo c’era la guerra e non uscivo… Poi ho sposato Maria, un’altra casalinga… Io e lei siamo marito e moglie da quasi venticinque anni e prima siamo stati insieme altri tre. In tutto questo tempo non abbiamo mai frequentato salotti o fatto cene a lume di candela fuori di casa. Può anche pensare che siamo parenti stretti del coronavirus! E’ che torniamo tardi. Mi piace aspettarla la sera per mangiare”.

La cosa che gli pesa è non pranzare più con i suoi figli il giovedì. “Quello mi dispiace molto – dice – È una delle cose che mi dispiace di più. Aspetto che si allentino le misure di sicurezza per ripristinare un po’ di vecchie abitudini. Ormai temo ai primi di maggio”.

Al momento in tv guarda “interi speciali sul coronavirus. Poi guardo Dritto e rovescio perché mi piace Del Debbio. Floris con diMartedì e talvolta Bianca Berlinguer”.

Mai e poi mai il giornalista avrebbe immaginato uno scenario simile per l’Italia e per il mondo: “Ricordavo una influenza asiatica del 1969, dove morirono cinquemila italiani. Ma sa, io sono di una generazione che non aveva il vaccino del morbillo e della rosolia e quando facevi una di queste malattie raccomandavi l’anima a Dio. Sa cosa mi dà tristezza? I negozi tutti chiusi. Penso con preoccupazione alla botta economica che avremo. Spero che il governo sia all’altezza”.

Andrà davvero tutto bene? “Sì. Mi sono emozionato a vedere i nostri connazionali che cantavano alle finestre. Stupendo. Ho visto un senso di appartenenza che ci farà bene”, conclude.

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