Coronavirus, il racconto del figlio del volto storico del Tg1: "Tosse forte e febbre. Sputavo sangue" - Perizona Magazine

Coronavirus, il racconto del figlio del volto storico del Tg1: “Tosse forte e febbre. Sputavo sangue”

Daniela Vitello

Coronavirus, il racconto del figlio del volto storico del Tg1: “Tosse forte e febbre. Sputavo sangue”

| 02/04/2020

Nel lungo elenco dei contagiati da coronavirus figura anche Edoardo Melloni, figlio della giornalista del Tg1 Tiziana Ferrario. A svelare […]

Nel lungo elenco dei contagiati da coronavirus figura anche Edoardo Melloni, figlio della giornalista del Tg1 Tiziana Ferrario. A svelare la malattia del 29enne, ingegnere chimico e atleta, era stata proprio la madre dalle pagine del “Corriere della Sera”. Edoardo è stato dimesso dall’ospedale Luigi Sacco di Milano e sta proseguendo la quarantena.

“In queste settimane è successo di tutto – svela all’AGI – È davvero una cosa pazzesca pensare come la vita può cambiare da un giorno all’altro. La mia attività è ritenuta tra quelle essenziali perché lavoriamo alla produzione del liquido per le risonanze magnetiche. Mi sono sempre recato al lavoro con l’auto aziendale, prestando la massima attenzione, fino al 9 marzo quando con il cliente, vista la situazione, abbiamo deciso di rallentare. Vivendo in una zona di Milano dove è difficile parcheggiare, ho deciso di riportare la macchina aziendale, tornando poi a casa in metropolitana. Tre giorni dopo ho iniziato ad avvertire i primi sintomi”.

“Erano sintomi leggeri, pensavo a una normale influenza – spiega – Un po’ di tosse e la febbre intorno ai 37,5°. Poi la tosse è diventata sempre più forte, al punto che di notte mi svegliavo per dei prolungati attacchi che duravano anche per diversi minuti. Ero costretto a star seduto e non sdraiato, quasi arrivavo alle lacrime dal dolore. Con l’aumento anche della febbre, il mio medico di base mi ha prescritto lo sciroppo, ma la tosse non andava via. La situazione è andata avanti fino a domenica 15 marzo, quando la tosse è diventata talmente forte al punto che mi sono anche trovato a sputare del sangue. Alla luce di questo mi hanno portato al pronto soccorso del Sacco”.

“Non ho visto scene tragiche durante la degenza – aggiunge – Il personale sanitario limita al massimo gli accessi alle camere dei pazienti per due motivi. Il primo è per una questione di costi: le tute che vengono utilizzate sono monouso e hanno un costo molto alto. L’altro è legato al tempo: entrare nella camera di un malato di Covid vuol dire seguire un protocollo di vestizione che può durare anche più di 5 minuti. Considerando tutte le camere, si preferisce limitare gli accessi: dopo quattro giorni lì dentro sentivo che i dispositivi di protezione cominciavano a scarseggiare. ‘Ci telefonavano sul cellulare da vetro a vetro per evitare di entrare. In caso di necessità di supporto immediato era sufficiente premere il pulsante”.

”Ci ho riflettuto e da un lato mi ritenevo molto sfortunato, perché da quello che si leggeva, il Coronavirus era una malattia che colpiva molto più gli anziani. Poi però ho letto anche le notizie di ventenni e trentenni in terapia intensiva, di ragazzi di 34 anni morti senza alcuna patologia pregressa. E allora penso di esser stato anche molto fortunato perché non sono stato mai veramente male. Ma se sarai fortunato o sfortunato, non puoi saperlo prima. Puoi contrarre il Covid-19 ed essere asintomatico, oppure sviluppare una polmonite in forma grave ed essere intubato. Bisogna evitare a tutti costi di essere contagiati e l’età non conta: potrebbe passare come passa un raffreddore, ma potrebbe anche non essere così. E a priori non ci è dato saperlo “, conclude.

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