In piena emergenza coronavirus, Bugo e Morgan – protagonisti indiscussi dell’ultimo “Festival di Sanremo” – trovano il tempo e la […]
In piena emergenza coronavirus, Bugo e Morgan – protagonisti indiscussi dell’ultimo “Festival di Sanremo” – trovano il tempo e la voglia di litigare. Stavolta i due si punzecchiano a distanza utilizzando i social. Ad accendere la miccia è Cristian Bugatti – in arte Bugo – che in questi giorni sforna un tweet dopo l’altro. In uno di questi non fa il nome di Morgan ma il riferimento è chiaro. “Un’altra cosa di cui non mi stupisco più è la mia BELLEZZA… eheh… Questo lo dico per far innervosire i polli che parlano a me di UMILTA’… nani col monopattino… figli di balconi decaduti”, cinguetta.
Qualche giorno fa, quando ancora si poteva girare liberamente pur mantenendo le distanze di sicurezza, Morgan aveva fatto un giro in monopattino per le strade di Milano e sotto il balcone di una fan aveva intonato la strofa storpiata di “Sincero” diventata un vero e proprio tormentone. L’ammiratrice del cantante ha ripreso la scenetta col cellulare e il video ha fatto il giro del web.
Da segnalare un altro tweet al veleno di Bugo che recita così: “Una cosa di cui invece non mi stupisco più è l’idiozia di quelli che hanno le verdure nelle orecchie, vite misere, polli da social, i primi a vendersi per due soldi, cresciuti infami, nani viziati corrotti senza un minimo di decenza, zimbelli eterni del loro carnevale mentale TRASH”.
LA REPLICA DI MORGAN
Immediata la reazione di Morgan che replica via social: “Bugo, io sono un nano alto 1,80 come la maggior parte delle persone al mondo. Dalla tua altezza riuscirai mai ad imparare a suonare almeno uno strumento musicale o sono troppo piccoli per te? Qui l’unico pollo è quello che non ha mica capito ancora perché la gente se lo ricorda. Non è per la sua innegabile bellezza e neanche per la sua incantevole visione musicale, tantomeno per la sua incompresa grandezza poetica, per quello purtroppo non se lo filerebbe ancora nessuno. Ma… le brutte intenzioni la maleducazione… quelle sì che pagano…”.
