Il toccante monologo di Giletti: “Ero vicino a mio padre quando è morto, penso a chi oggi non può farlo” - Perizona Magazine

Il toccante monologo di Giletti: “Ero vicino a mio padre quando è morto, penso a chi oggi non può farlo”

Daniela Vitello

Il toccante monologo di Giletti: “Ero vicino a mio padre quando è morto, penso a chi oggi non può farlo”

| 16/03/2020

Ieri sera Massimo Giletti ha aperto “Non è l’Arena” con un toccante monologo sull’emergenza sanitaria. Ma non solo. Il conduttore […]

Ieri sera Massimo Giletti ha aperto “Non è l’Arena” con un toccante monologo sull’emergenza sanitaria. Ma non solo. Il conduttore torinese ha accennato alla morte del padre Emilio, scomparso lo scorso gennaio a 90 anni a causa di un aneurisma cerebrale. Il padre del giornalista era un imprenditore tessile e per anni ha guidato l’azienda di famiglia, la Giletti SpA, tra le principali produttrici di filati al mondo.

“Stasera siamo in onda grazie ai pochissimi che hanno accettato di essere con noi – ha esordito nello studio vuoto – Lavorare nel nulla non è facile, anche perché è un programma particolare in cui sentire le persone vicine è importante. Questo vuoto, questo silenzio, questo nulla che ci circonda, mi ha fatto venire in mente una riflessione particolare. Io ho perso mio padre il 3 gennaio di quest’anno e probabilmente se non lo avessi perso non farei questa riflessione. Ho avuto la fortuna di potergli stare vicino fino all’ultimo, era in terapia intensiva dove magari adesso ci sono persone in condizioni disperate, ho avuto la fortuna di abbracciarlo, di baciarlo, di mettergli nel momento in cui l’ho rivestito la cravatta della Ferrari. Ho potuto fargli capire che ero lì e in questo momento penso a chi questo privilegio, che fino all’altro giorno sembrava normale, non ce l’ha. Penso a storie di coppie che dopo decenni di matrimonio sempre insieme se ne sono andate uno a poche ore di distanza dall’altra. Quando sento la protezione civile dare il numero dei decessi, ricordiamoci che di là ci sono sempre persone. Boris Johnson pensa che siano vecchi e che non sia utili al paese, io invece penso che siano persone. Parlo di persone che hanno costruito questo paese, che grazie alla loro pensione hanno spesso contribuito a tenerlo in piedi, aiutando i figli, i nipoti. Grande rispetto per tutti: non siamo numeri, siamo persone. Quello che stiamo vivendo forse si poteva vivere in modo diverso se per esempio avessimo investito di più in sanità”.

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