La figlia di Zucchero lo confessa in tv: "Mi sembrava di morire. Se guidavo, dovevo fermarmi" - Perizona Magazine

La figlia di Zucchero lo confessa in tv: “Mi sembrava di morire. Se guidavo, dovevo fermarmi”

Daniela Vitello

La figlia di Zucchero lo confessa in tv: “Mi sembrava di morire. Se guidavo, dovevo fermarmi”

| 03/01/2020

Ospite di Caterina Balivo a “Vieni da me”, Irene Fornaciari, figlia di Zucchero, parla dell’infanzia segnata dalla timidezza e soprattutto […]

Ospite di Caterina Balivo a “Vieni da me”, Irene Fornaciari, figlia di Zucchero, parla dell’infanzia segnata dalla timidezza e soprattutto dai problemi di peso.

“A 10 anni pesavo 74 chili – confida – Mia madre era disperata, non sapeva più cosa fare. Mi dava le carote come merenda per la scuola. Solo che io andavo a rubare le merende ai compagni. All’asilo le rubavo dicendo ‘devi darmi la tua merenda perché sono la figlia di Zucchero’. Questa cosa l’ho sfruttata molto all’asilo”.

Quindi la Fornaciari, che ha seguito le orme del celebre padre, svela il reale significato del brano “Grande mistero” presentato nel 2012 al “Festival di Sanremo”.

“Questa canzone parla degli attacchi di panico – confessa – Non l’ho mai detto prima perché non volevo che questo mio problema venisse usato, o che si pensasse che io usassi questo problema per apparire. È una canzone che ha scritto per me Davide Van De Sfroos dopo che mi confidai con lui dicendogli come questi attacchi mi limitassero la vita. E’ indescrivibile, è una sensazione bruttissima, ti sembra di morire. Sono veramente bastardi e chi ne soffre lo sa. Mi venivano anche in macchina, mentre guidavo. Ero costretta a fermarmi. La canzone parla proprio di questo: ‘questo boato che ho sotto il respiro rimane il mio grande mistero’. Penso che gli attacchi di panico siano sì paura di affrontare le cose ma anche questa energia forte che uno ha dentro e non riesce a liberare, che invece di esplodere implode. È un problema che si supera prima di tutto parlandone, mentre per molti è ancora un argomento tabù. Poi io cercavo degli escamotage, ad esempio quando andavo in macchina utilizzavo il navigatore che mi mostrava la strada che diminuiva. Poi ovviamente bisogna affidarsi a dei professionisti come ho fatto io, con una psicoterapeuta che mi aiuta ancora oggi”.

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