Nella sua consueta rubrica sul “Corriere della Sera”, Aldo Grasso analizza il successo televisivo di Mario Giordano al timone di […]
Nella sua consueta rubrica sul “Corriere della Sera”, Aldo Grasso analizza il successo televisivo di Mario Giordano al timone di “Fuori dal coro”.
“Fa discreti ascolti (5,5% di share), un affare per Rete 4, non ammetterlo sarebbe disonesto – scrive il critico tv – Poi si può dire tutto il male possibile sul personaggio che si è creato: il giullare di corte che fa il fanatico, bercia, insulta l’ex ministra Trenta, si agita davanti alla telecamera come un ossesso, urla, si fa portavoce della Meloni e di Salvini, distrugge le zucche di Halloween con una mazza da baseball tricolore per rivendicare le feste di matrice italiana”.
“E’ facile prendere in giro il suo personaggio – aggiunge Grasso – la voce stridula, il volto spiritato, lo sgarbismo di seconda mano, il funarismo di ritorno, il wannamarchismo funzionale, il conduttore che sbrocca credendo di interpretare Quinto potere, il cuore a destra ma il portafoglio a sinistra (nel partito dei benestanti), il tribuno monologhista, la parodia di sé stesso. No, non è così: il vero problema è che Giordano non è fuori dal coro, ma è parte consustanziale del coro”.
“Ha perfettamente ragione Maurizio Crippa – conclude – quando scrive che «Giordano non è il pazzo che sembra, la caricatura che recita. E invece il prototipo dell’elettore medio padano e medio cattolico di oggi». Con buona pace di quelli che rifondano la Dc, Giordano clowneggia così perché il popolo è con lui, è come lui. E questo è il vero orrore. Mario Giordano è uno specchio, non una deformazione. Non possiamo evitarlo senza scansare il nostro destino”.