Reduce dal successo a “Amici Celebrities”, Francesca Manzini si confessa a cuore aperto nel salotto di “Verissimo”. Nonostante la notorietà […]
Reduce dal successo a “Amici Celebrities”, Francesca Manzini si confessa a cuore aperto nel salotto di “Verissimo”. Nonostante la notorietà raggiunta con cinema e televisione, la popolare imitatrice non ha vissuto una giovinezza facile fino ad arrivare ai pensieri più cupi.
“Ho iniziato a fare le imitazioni a 8 anni nella mia cameretta – racconta a Silvia Toffanin – Fuori da quella camera c’era tanto squilibrio. Mio padre (noto dirigente della Lazio, ndr.) e mia madre mi hanno insegnato il male e mi hanno acceso il sentimento della sopravvivenza e dello stimolo. In casa non c’è stato un equilibrio, non ci sono stati insegnamenti e valori, c’era tanta violenza, soprattutto psicologica, molto silenzio, tanto silenzio. Il silenzio fa malissimo. Ho provato a parlarne con mia madre, a volte c’era, ma con mio padre mai. Mio padre era sempre fuori per lavoro. I miei genitori erano sempre molto nervosi. Io guardavo i filmati delle conduttrici e attrici per ore e ore proprio per fuggire da questa situazione. Avevo trovato una specie di guscio”.
“Non ha mai avuto un abbraccio da papà e mamma?”, chiede la conduttrice. “Da mia madre sì, da mio padre no – replica la Manzini – Lui non ne è capace. In questi 29 anni io ho avuto una persona che si chiama padre perché mi ha messo al mondo. Lui è stato registrato burocraticamente come padre, mi ha messo al mondo, mi considera un fallimento, ma per quanto io per lui lo sia, oggi sono qui, sono presente, sono viva e il programma di Maria De Filippi mi ha restituito quei 21 anni di imitazioni davanti al muro. A 29 anni, alla soglia dei 30, ti dicono ‘ancora a fare questo?’, io sapevo che sarebbe venuto qualcosa”.
L’imitatrice svela di aver sofferto di anoressia e bulimia: “Non mi sono voluta punire, mi sono lasciata andare. Sono stata anoressica per tre mesi e mezzo e poi bulimica per sei anni. Ho sofferto molto per la mancanza di esempi, non incolpo mio padre per aver seguito la sua carriera e nemmeno mia madre che ha inseguito la sua bellezza, il suo carattere e il suo essere, ma in questi anni io ero sempre sola. Poi tutto si è rotto in mille pezzi perché i miei si sono separati. Non ho avuto esempi, ho capito i miei genitori, ma ero una vagabonda, mi lasciavo andare, ho frequentato persone e posti veramente brutti, ho bevuto qualcosa di troppo”. “Anche droga?”, incalza la padrone di casa. “Sì, oltre all’alcool c’erano altre cose – replica lei – Ne sono uscita da sola, sull’orlo del baratro ho avuto il momento del risveglio mi ha salvata l’istinto di sopravvivenza”.
“Ma hai pensato a un gesto estremo?”, domanda la Toffanin. Gli occhi della sua ospite si riempiono di lacrime. “Può succedere, può succedere – spiega -Vivere non è una ca**ata, la vita è bellissima, io sono una deficiente che si è fatta male da sola. Ho fatto tutto da sola, riflettendo e pensando. Ne sono uscita facendomi delle domande, però non è facile perché non ho avuto nessuno che mi dicesse ‘ecco devi seguire questa strada’. Sei sola, scegli per te, decidi per te, sbagli per te. Mi reinvento ogni volta. Io prima mi definivo una donna molto stanca, adesso non più. Ho avuto due genitori che grazie alla loro incapacità mi hanno reso capace. I miei problemi mi hanno reso la persona che sono oggi. Mi dispiace dirlo, ma vivo il lutto di una persona che è viva. Mio padre non sarà contento di sentire queste parole? Ma tanto non c’è più modo di recuperare, e non gli interessa niente di me, per lui sono un fallimento e allora gli dico ‘guarda cosa hai creato, cosa hai tirato fuori’. Io non lo odio. Io non ho padre, madre e sorella, ma ho tre persone Gabriella, Maurizio e Olivia e oggi li ho capiti”.
