Lele Spedicato, un anno fa l'emorragia cerebrale: "Ho visto l'aldilà, sono vivo per miracolo" - Perizona Magazine

Lele Spedicato, un anno fa l’emorragia cerebrale: “Ho visto l’aldilà, sono vivo per miracolo”

Daniela Vitello

Lele Spedicato, un anno fa l’emorragia cerebrale: “Ho visto l’aldilà, sono vivo per miracolo”

| 08/11/2019

Il 17 settembre 2018 Lele Spedicato, chitarrista dei Negramaro, è finito in coma per un’emorragia cerebrale. A salvargli la vita […]

Il 17 settembre 2018 Lele Spedicato, chitarrista dei Negramaro, è finito in coma per un’emorragia cerebrale. A salvargli la vita è stato anche il fatto che al momento in cui è sentito male si trovava a casa con la moglie Clio Evans che all’epoca era al settimo mese di gravidanza. Il musicista, che ha da poco compiuto 39 anni, ha raccontato quella drammatica esperienza e ciò che ne è seguito a “Sette”, il settimanale del “Corriere della Sera”.

“È stato un miracolo – ha dichiarato – C’è stato un momento in cui in prospettiva, se le cose fossero andate per il peggio, si parlava di espianto degli organi. Contemporaneamente io stavo in un’altra dimensione, quella che auguro a tutti di vivere, magari fra 100 anni…”.

“Ero in un piccolo giardino, con un cancello e un ulivo – ha raccontato – Lì ho incontrato mia nonna Nella e Gianfranco, il papà di Giuliano. Mi sembrava incavolato. ‘Vattene via, qui non c’è posto per te’ mi diceva. Così mia nonna mi ha preso per un braccio per accompagnarmi: appena uscito dal cancello, ho aperto gli occhi ed ero nella rianimazione dell’ospedale (il Vito Fazzi di Lecce, ndr.)”.

“Non era un sogno. Era reale. Non ho paura di quello che ho visto – ha detto – La paura l’ho provata dopo. Sentivo qualcosa dentro che non riuscivo a riconoscere: era la paura di non sapere perché fosse successo, del fatto che potesse ricapitare. La mia vita spirituale si è amplificata: ho sempre pregato, da allora lo faccio due volte al giorno”.

Spedicato ha ricostruito i momenti che hanno preceduto il malore: “Avevo mal di testa, quindi sono iniziati degli spasmi, prima di perdere conoscenza ricordo la voce di Clio che dice ‘amore sono qui’… Le coincidenze mi hanno salvato la vita. Se fossi stato da solo in casa, se non abitassimo a 5 minuti dall’ospedale, se fosse stata domenica…”.

Al risveglio, dopo giorni di buio, Lele ha iniziato un lungo percorso di riabilitazione. “Non potevo più camminare. Non riuscivo a stare seduto: mi dovevano legare, altrimenti mi chiudevo a libro – ha confessato – Sono sempre stato attento alla forma fisica, ma è stato difficile: ho dovuto reimparare a camminare, a correre, a saltare…”.

La sua paura più grande era quella di non riuscire più a suonare. “Le mani erano fuori uso – ha rivelato – Una delle conseguenze era l’ipertono, la sinistra restava serrata e il braccio attaccato al corpo. Quando mi hanno detto che sarebbero stata l’ultima cosa a riprendere una funzionalità regolare è stato un secondo choc (…) Confrontarmi con la realtà è stato un disastro. Nella mia testa c’era tutto, ma era come se ci fosse un muro prima delle mani. Sono tornato indietro di 25 anni. Sono ripartito da zero, dal giro di Do. A febbraio ho suonato una canzone al debutto del tour di Rimini. Scendere dal palco è stato difficile. Il prossimo traguardo è tornare lassù, mi ha fatto male seguire i concerti da fuori”.

Il 15 novembre 2018, in piena “tempesta”, è nato Ianko, il suo primogenito. “Un altro miracolo – ha spiegato – Ero a Roma, 2 mesi di riabilitazione alla Fondazione Santa Lucia IRCCS e altri 3 di day hospital. Avrei voluto assistere al parto, ma i medici mi hanno consigliato di evitare le emozioni forti. Mezz’ora dopo il parto ero al Gemelli, sulla sedia a rotelle, e me lo hanno messo in braccio: indescrivibile. La sua energia mi aiuta, mi regala momenti di gioia e felicità”.

“Nei giorni più bui, quando i monitor degli strumenti cui era collegato segnalavano un’anomalia, gli prendevo la mano, la mettevo sulla mia pancia e i valori tornavano nella norma”, è intervenuta la moglie Clio Evans.

“Mi è arrivata una valanga di amore – ha concluso il chitarrista dei Negramaro – La moglie, la famiglia, gli amici, i compagni fratelli Giuliano, Andrea, Ermanno, Danilo e Pupillo e anche le persone che non conosco. È fondamentale sapere che non sei solo. La depressione è dietro l’angolo (…) Non vale la pena arrabbiarsi per le piccole cose. Se perdi tempo per quello ti fai del male. Non è scontato dire quello che pensi ai tuoi cari, ma devi sapere che potresti non avere il tempo di farlo”.

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