Alzheimer precoce, la storia di Paolo che a 47 anni si fa aiutare dal proprio figlio a ricordare - Perizona Magazine

Alzheimer precoce, la storia di Paolo che a 47 anni si fa aiutare dal proprio figlio a ricordare

Daniela Vitello

Alzheimer precoce, la storia di Paolo che a 47 anni si fa aiutare dal proprio figlio a ricordare

| 16/10/2019

  La Iena Giulio Golia torna all’Alzheimer Fest per raccontarci la malattia che fa vivere le persone nel presente cancellando […]

 

La Iena Giulio Golia torna all’Alzheimer Fest per raccontarci la malattia che fa vivere le persone nel presente cancellando la loro memoria.

“La cosa che terrorizza dell’Alzheimer è che se anche se ne parla poco è un problema che prima o poi riguarderà molti di noi – esordisce l’inviato del programma di Italia 1 – O comunque ci dovremmo occupare di un genitore, di un amico, di un fratello, di una cognata. Insomma, questo problema entrerà in quasi tutte le nostre case”.

“E’ un dato di fatto – spiega la neuropsicologa Silvia Vettor – Una persona su tre, oltre gli 85 anni, ha un decadimento cognitivo”.

Più viviamo, più ci ammaliamo. “E’ il paradosso della nostra evoluzione – aggiunge la Iena – Facciamo di tutto per allungarci la vita, ma sembra che il nostro corpo non sia programmato a reggere così a lungo. Per cui da qualche parte cede”.

Questa malattia non colpisce soltanto gli anziani. Paolo ha 47 anni, ha l’Alzheimer precoce ed è consapevole di averlo.

“Non sono più quello di prima, mi mancano dei pezzi – dice al microfono di Giulio Golia – Chiedo conferma a mia moglie perché ormai non mi fido di me stesso. E’ come se avessi sempre una pagina bianca e di conseguenza mi sento spaesato. Cerco a tentoni di ritrovare la luce. Molte volte non so neanche dove sono. Mi fermo e sto lì ad aspettare che mi torni la tranquillità. Quando non riesco a ricordare, mi sento agitato. Perdi ogni riferimento e cerchi di aggrapparti a qualsiasi cosa. Ho due figli di 10 e 6 anni”.

“Paolo aveva la passione del computer, della musica – racconta la moglie – Non ha più niente. In casa deve essere seguito costantemente, anche per fare una doccia. Magari dice che si è lavato e non l’ha fatto perché ha già dimenticato il momento. Paolo è il mio terzo bambino e ha bisogno di più cure degli altri due. E’ dura da accettare. Questa è una malattia che logora chi ce l’ha ma anche chi è attorno. La forza la devi trovare”.

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