Massimo Giletti “scippa” il caso Mark Caltagirone a Barbara D’Urso e ospita Pamela Prati nella prima puntata della nuova stagione […]
Massimo Giletti “scippa” il caso Mark Caltagirone a Barbara D’Urso e ospita Pamela Prati nella prima puntata della nuova stagione di “Non è l’Arena”. Il conduttore torinese non mira al gossip ma vuole fare un’inchiesta sulla più grande fake news della tv italiana. E così, mentre su Canale 5 la D’Urso dà la parola alla madre del finto Sebastian (uno dei due bambini che la showgirl sarda credeva di stare per prendere in affido, ndr.), Giletti accoglie in studio Pamela Prati e la sua verità. L’ex primadonna del Bagaglino si professa vittima e sostiene di essere caduta in una trappola causata dalla sua fragilità e dalla sua “fame d’amore”. “Io l’ho scoperto all’ultimo che lui non esisteva e ho difeso una famiglia che pensavo di avere – spiega – Non sono la prima a cui è successo, è accaduto a tantissime donne. Io ho pensato subito che lui facesse parte della famosa famiglia Caltagirone”.
Tra i momenti clou dell’intervista quello in cui Giletti ha letto i messaggi hot scambiati tra Pamela Prati e l’uomo che avrebbe dovuto sposare a maggio che vanno ad aggiungersi ai vocali che la showgirl ha acconsentito di far ascoltare in diretta a riprova della veridicità del suo racconto. “Non penso di essere stata l’unica a fare l’amore al telefono con il proprio uomo”, commenta la showgirl. “Poi nell’ipocrisia di oggi molti non lo dicono”, sottolinea il conduttore. “Mi mandava degli audio e dei messaggi in contemporanea – aggiunge la Prati – Soltanto oggi so che facevo l’amore con qualcuno che non esisteva. Mi fa rabbia perché non so chi c’era dall’altra parte del telefono. Adesso che sono più lucida lo capisco, ma a quel tempo non lo capivo. Le devi vivere certe cose, da fuori siamo tutti bravi a giudicare. Rivendendomi oggi, non mi riconosco. Non sono complice, sono vittima”.
Quindi Giletti si lascia andare ad un affondo contro il modo in cui alcuni programmi hanno affrontato il “Prati-gate”. “Questa vicenda, se fosse stata trattata in modo serio, perché chi è sotto testata giornalistica e si vanta di essere sotto testata giornalistica deve essere serio, avrebbe trovato una serie di documenti che forse avrebbero potuto aprire gli occhi a chi trattava questo argomento – sentenzia – Perché Nunzia (De Girolamo, ndr.) chiedeva: ‘Ma è possibile che nessuno abbia fatto un’indagine su queste signore?’. Questo l’ha fatto Dagospia. L’ha fatto Fanpage. E’ un dovere di chi fa la nostra trasmissione, la nostra tv, di avere un punto forte: morale, deontologia. Si sa ancora cos’è? E’ possibile che il sottobosco, il nulla, il vuoto assurgano a programmi televisivi? Si possono perdere mesi e mesi di programmi televisivi quando bastavano poche ore, una settimana, per capire, aldilà della verità della signora Prati, che qualcosa in quella vicenda non tornava? Bastava cliccare, bastava andare e trovare dei documenti”. Il giornalista non fa nomi ma da alcune espressioni utilizzate sembra riferirsi a Barbara D’Urso. La mattatrice di Canale 5, infatti, è solita ribadire che le sue trasmissioni sono “sotto testata giornalistica”.
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