Luca Barbareschi, parla la figlia: "L'eredità? Non ci conto proprio. Mi è mancata la sua presenza" - Perizona Magazine

Luca Barbareschi, parla la figlia: “L’eredità? Non ci conto proprio. Mi è mancata la sua presenza”

Daniela Vitello

Luca Barbareschi, parla la figlia: “L’eredità? Non ci conto proprio. Mi è mancata la sua presenza”

| 27/07/2019

Qualche giorno fa, ospite del programma tv “Io e te”, Luca Barbareschi ha ribadito quello che aveva precedentemente dichiarato in […]

Qualche giorno fa, ospite del programma tv “Io e te”, Luca Barbareschi ha ribadito quello che aveva precedentemente dichiarato in altre interviste. L’attore, regista e produttore ha tolto l’eredità ai suoi sei figli.

“Nessuno di loro avrà un euro ma ho dato a tutti l’opportunità del lavoro – ha spiegato a Pierluigi Diaco – Io sono nato in Uruguay, ho passaporto uruguagio, ho il passaporto italiano e avendo lavorato tanto in America ho avuto honoris causa il passaporto americano. Questo mi ha dato il privilegio di poterlo dare a tutti i miei figli per cui tutti e sei hanno il passaporto uruguagio, il passaporto italiano e il passaporto americano. Cosa vuol dire questo? Che loro possono lavorare in America, in tutto il Mercosur cioè dall’Argentina al Messico e in tutta l’Europa. Tutti hanno studiato in università che costano un milione di euro per l’educazione di quattro anni. I figli dei ricchi diventano cretini, ma non sono cretini. Il cervello è un muscolo e va allenato. Se tu non studi e non elabori, il cervello s’impigrisce”.

Il “Corriere della Sera” ha intervistato Eleonora, 35 anni, terzogenita di Barbareschi, chiedendole di commentare la scelta estrema del genitore. “L’eredità di papà? Ha cominciato ad avere figli da giovanissimo e gli auguro di campare fino a 120 anni, quindi se ne riparla tra una sessantina di anni… non ci conto proprio”, ha esordito.

“Condivido con le mie sorelle l’eredità, quella sì, di un genitore con un carattere difficile, che ci ha allevato come tre maschi e quindi con il desiderio di essere libere, di venire riconosciute per i propri sforzi, in maniera meritocratica – ha proseguito – Il problema, semmai è un altro. È confondere la linea sottile che intercorre tra il rendere un figlio libero di emanciparsi e l’abbandono. Mi è mancata la sua presenza. Non lo faceva per cattiveria, ma perché è troppo preso da se stesso. Un’assenza scivolata poi nella sua rigidità (…) Be’, la sua fissazione di costringerci a camminare con le nostre gambe. Se, a suo tempo, mi avesse comprato casa non mi sarei mica offesa”.

Ad un certo punto della sua vita, Eleonora voleva cambiare cognome sentendone il peso. “È stato il mio primo desiderio, sentivo di non avere nessuna associazione con Barbareschi e non volevo passare per raccomandata – ha raccontato – In quel periodo non ci parlavamo da 5 anni, io volevo sentirmi autonoma persino dal suo cognome”.

Poi ha cambiato idea e ha mantenuto il cognome Barbareschi. “Ci siamo incontrati – ha spiegato – mi sono specchiata nei suoi occhi, abbiamo scoperto di avere delle esperienze condivise e allora mi sono detta: chi se ne importa del cognome, è la genetica che vince. Abbiamo riallacciato il rapporto, la rabbia è sparita. Avevo anche risolto il problema di essere figlia di un personaggio famoso”.

La giovane non ha seguito le orme del padre e ha creato uno studio di design. “Ho iniziato a lavorare a 23 anni, anche se papà ci faceva lavorare da ragazzine nel suo ufficio – ha dichiarato – Poi ho scelto un percorso distante, per dimostrare che non ero una demente. È stata sempre molto forte in me la spinta ad affrancarmi. Tra noi una sana competizione: ce l’ho fatta anche senza il suo aiuto”.

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