"Ecco come ho capito di essere una donna", il commovente racconto di Luxuria al "GF16" - Perizona Magazine

“Ecco come ho capito di essere una donna”, il commovente racconto di Luxuria al “GF16”

Daniela Vitello

“Ecco come ho capito di essere una donna”, il commovente racconto di Luxuria al “GF16”

| 23/05/2019

Ospite della casa del “Grande Fratello 16” dove è entrata lunedì scorso, Vladimir Luxuria svela ai suoi coinquilini come ha […]

Ospite della casa del “Grande Fratello 16” dove è entrata lunedì scorso, Vladimir Luxuria svela ai suoi coinquilini come ha capito di essere una donna. Il racconto dell’ex parlamentare è commovente. Lei stessa ad un certo punto cede all’emozione e si lascia andare alle lacrime. Gennaro, Valentina, Martina e Francesca corrono ad abbracciarla.

“I miei genitori all’inizio non l’hanno presa bene, ma erano molti anni fa – esordisce – Li capisco. Io però ho avuto le sorelle e le amiche dalla mia parte, mi hanno sempre aiutata, mi hanno sempre capita. Mia sorella era quella che mi passava i vestiti. Come se già lo sapesse. Mi ricordo la prima volta che ho messo un suo vestito, mi sono guardata allo specchio ed ero felice. Mi sono detta ‘finalmente sono io’. Poi a un certo punto mi sono detta ‘voglio provare a farlo anche fuori’. Avevo 14 anni, sono uscita di casa, in una cabina telefonica mi sono cambiata, ho messo il vestito di mia sorella, ho provato a truccarmi e quando sono uscita dalla cabina ho affrontato la strada. Cercavo di capire dagli sguardi delle persone se mi avevano capita o mi stavano disprezzando. Cominciai a sentire gli insulti. Alcuni la prendevano coma se fosse una sfida alla loro identità, come se volessi mettere in dubbio la loro identità. Poi sono arrivate anche le botte, ma non voglio fare la vittima, per fortuna ho superato tutto. Alla fine la scelta che ho fatto, quella di essere me stessa, era la scelta migliore”.

“Secondo me le mamme lo sanno da subito – aggiunge – Possono fare finta di non saperlo, però chi ti ha portato in grembo e capisce se piangi perché hai fame o hai sonno, sa tutto. Una volta ero su una panchina di una piazza della mia città in abiti femminili, passarono mio padre con un suo amico. L’amico disse ‘guarda quel ricchi**e’. Mio padre ha girato lo sguardo e quel ricchi**e ero io. C’è stato un momento di silenzio ed entrambi eravamo congelati. Poi sapevo che dovevo tornare a casa ed affrontare tutto. Avevo il passo lento, come avessi le catene al piede. Salgo a casa, apro la porta e sento che i miei litigavano, sento le urla, incolpandosi l’uno con l’altra di questa cosa. Io mi sentivo responsabile dell’infelicità di coloro che mi avevano messo al mondo. Responsabile di aver reso infelici i genitori che mi avevano cresciuto, dato da mangiare. Ma non sapevo cosa fare, la mia era una cosa profonda, non era la voglia di mettere un piercing, in quel caso avrei potuto non metterlo e risolvere la situazione. A tavola non abbiamo parlato, c’era solo il rumore delle forchette e dei coltelli. Non vedevo l’ora che il piatto finisse e chiudermi nella cameretta, per poi sentirmi sola al mondo, senza futuro, pensando di farla finita. Per fortuna avevo un barboncino, Dolly, io vedevo lo sguardo di questa cagnolina e mi dava forza. Poi avevo le mie sorelle. Poi dopo pian piano le cose sono migliorate”.

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