Giorgia e il dolore per la scomparsa di Alex Baroni: "La sera prima di morire mi mandò un messaggio" - Perizona Magazine

Giorgia e il dolore per la scomparsa di Alex Baroni: “La sera prima di morire mi mandò un messaggio”

Daniela Vitello

Giorgia e il dolore per la scomparsa di Alex Baroni: “La sera prima di morire mi mandò un messaggio”

| 03/03/2019

Ospite di “Verissimo”, Giorgia apre per la prima volta il suo cuore in tv svelando gioie e dolori della sua […]

Ospite di “Verissimo”, Giorgia apre per la prima volta il suo cuore in tv svelando gioie e dolori della sua vita. Dall’infanzia al debutto sul palco dell’Ariston, dal trauma per la perdita dell’ex compagno Alex Baroni all’incontro con il ballerino e coreografo Emanuel Lo dal quale dopo svariati tentativi ha avuto il figlio Samuel che oggi ha 9 anni.

L’INFANZIA, L’ADOLESCENZA E IL PRIMO SANREMO
“Ho un caratteraccio. Sono la classica rompiscatole, su tutto. A casa sono proprio un incubo. Così dicono. Che bambina sono stata? Mia madre dice che fino ai 16 anni ero un angelo, ero dolcissima, gentile. Poi sono diventata una ribelle pazza. Da bambina cantavo di nascosto perché mi vergognavo. Poi ho avuto modo di lavorare su questa timidezza. Sono stata un’adolescente un po’ esistenzialista. Andavo in giro con i maglioni neri, gli anfibi. Ero un po’ dark. Leggevo le poesie, soffrivo senza motivo. A 30 anni ho recuperato tutto quello che non ho fatto prima, ho avuto la mia vera adolescenza. Ho fatto l’adolescente da adulta ma non avevo il fisico. Nel ’94 arriva il Sanremo di Pippo Baudo. Ero un po’ incosciente. Sono passata dai club di Roma all’Ariston. Il cameraman mi sgridava perché stavo con gli occhi chiusi e non guardavo mai la telecamera. Poi in quel momento soffrivo per amore, avevo un fidanzato che mi voleva lasciare. La canzone “E poi” mi ha cambiato la vita”.

LA MORTE DI ALEX BARONI
“Non sono mai stata brava a parlare di questa cosa. Nel tempo ho capito che l’artista che è stato va ricordato. Il suo modo di cantare è tuttora imitatissimo. Lui è stato un momento importante della nostra musica. La sua morte è stata una voragine, un buco nero nella mia vita e in quella dei suo genitori, di suo fratello, della compagna che aveva in quel momento, dei suoi amici e dei suoi ammiratori. Ognuno di noi ha un momento nella vita in cui passa attraverso il tunnel del dolore. Se decidi di attraversarlo e arrivare dall’altra parte, non sei più la stessa persona. O ti attacchi alla vita o muori anche tu. Se decidi di sopravvivere devi cercare degli strumenti per andare avanti. E’ vero che uno va avanti, però è come se fosse accaduto un attimo fa. Questo è anche un modo per tenere vive le persone, per tenerle accanto. Ho avuto molte persone che mi hanno aiutato in quel periodo. Ho avuto un crollo totale. E’ stata una cosa troppo violenta, una cosa ingiusta a cui non ero preparata. Non avevamo finito di dirci le cose. Infatti ho imparato che non bisogna lasciare nulla in sospeso, né un ‘va a quel paese’ né un ‘ti voglio bene’. Uno deve imparare che le cose vanno vissute nel momento in cui ci sono. La sera prima di morire mi ha lasciato un messaggio sul telefono al quale non ho risposto, non ne ho avuto il tempo. Questo messaggio l’ho conservato per molto tempo, poi quel maledetto telefono non me l’ha fatto trovare più… L’ho presa come un segno, ho capito che dovevo affrontare la cosa in un altro modo, non rimanere attaccata a quello che era stato. Ci vuole tempo per risollevarsi. Una ventina d’anni di psicanalisi…”.

L’INCONTRO CON EMANUEL LO E LA NASCITA DI SAMUEL
“A un certo punto è arrivato un ragazzo che io non volevo, un pischello. Lì per lì non sembravano tanti ma adesso gli otto anni di differenza si cominciano a vedere, su di me. L’ho fatto faticare, gli dicevo che doveva stare con una donna giovane. E’ stato tanto paziente, molto più maturo di me in quel momento. S’è preso questo carico di una persona da buttare e ricostruire. Dopo sette anni, arriva Samuel. Stavo mollando le speranze di avere questo figlio. Ho perso due bimbi, quindi a un certo punto ho pensato che non sarei diventata mamma e vivevo questa cosa con molta tristezza. Però una donna è madre anche senza figli, io questa cosa la dico sempre. Samuel è nato in casa, nella sua cameretta, in una vasca gonfiabile piena d’acqua. Quando è nato, ho chiesto un dito di grappa, non bevevo da nove mesi. Emanuel mi ha chiesto di sposarlo diversi anni fa, allora non c’era neanche Samuel. Io ho anche detto sì. Il problema è che se poi la donna non organizza, l’uomo non la fa. Quindi è finita lì”.

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