Dare del “finocchio” ad un dipendente è reato. A stabilirlo è la Cassazione che ha respinto il ricorso di Gian […]
Dare del “finocchio” ad un dipendente è reato. A stabilirlo è la Cassazione che ha respinto il ricorso di Gian Luca Rana, amministratore delegato del pastificio creato dal padre Giovanni Rana chiamato in causa per “condotta vessatoria”.
I giudici hanno accertato che per anni il rampollo del re di tortellini ha dato del “finocchio” ad un suo manager che, dopo aver risolto il rapporto di lavoro, lo ha trascinato in tribunale lamentando “stato d’ansia e di stress, pregiudizio alla vita di relazione, alla dignità e alla professionalità”.
In entrambi i precedenti gradi di giudizio all’ex dirigente è stato riconosciuto un indennizzo pari alla retribuzione di sei mesi, ritenendo che il comportamento di Gian Luca Rana “esprimesse un atteggiamento di grave mancanza di rispetto e quindi di lesione della personalità morale del lavoratore”. La difesa ha invece sostenuto che il termine fosse “espressione di un clima scherzoso nell’ambiente di lavoro”.
I legali dell’ad del pastificio affermano anche che “il carattere scherzoso degli epiteti con cui il legale rappresentante dell’azienda era solito apostrofare il dipendente, in presenza di altri colleghi e in un clima cameratesco, sarebbe stato giustificato dalla mancata reazione del manager alle ingiurie”. Da qui, secondo il Pastificio Rana, “l’irrilevanza e l’inoffensività della condotta datoriale”.
La Cassazione ha però dato ragione all’ex dipendente stabilendo che il suo silenzio fosse attribuibile ad una “condizione di inferiorità gerarchica”.
