“In radio una canzone italiana ogni tre”, la proposta di legge del leghista dopo Sanremo - Perizona Magazine

“In radio una canzone italiana ogni tre”, la proposta di legge del leghista dopo Sanremo

Daniela Vitello

“In radio una canzone italiana ogni tre”, la proposta di legge del leghista dopo Sanremo

| 17/02/2019

Prima gli italiani, anche in radio. E’ quanto prevede la proposta di legge targata Lega con primo firmatario Alessandro Morelli, […]

Prima gli italiani, anche in radio. E’ quanto prevede la proposta di legge targata Lega con primo firmatario Alessandro Morelli, presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera e fino allo scorso anno direttore di Radio Padania. Una canzone italiana ogni tre. Questo lo schema che secondo la proposta dovrebbero seguire le emittenti radiofoniche, nazionali e private.

“La vittoria di Mahmood all’Ariston dimostra che grandi lobby e interessi politici hanno la meglio rispetto alla musica – dichiara Morelli all’AdnKronos – Io preferisco aiutare gli artisti e i produttori del nostro Paese attraverso gli strumenti che ho come parlamentare. Mi auguro infatti che questa proposta dia inizio a un confronto ampio sulla creatività italiana e soprattutto sui nostri giovani”.

Nel testo, firmato anche dai deputati Elena Maccanti, Massimiliano Capitanio, Fabrizio Cecchetti, Giuseppe Donina, Ketty Fogliani, Antonietta Giacometti, Giovanni Battista Tombolato e Adolfo Zordan, si chiede che le emittenti dedichino “almeno un terzo della loro programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia, distribuita in maniera omogenea durante le 24 ore di programmazione”.

Inoltre una quota “pari almeno al 10 per cento della programmazione giornaliera della produzione musicale italiana è riservata alle produzioni degli artisti emergenti”. Il controllo sarebbe affidato all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che “in aggiunta a quanto espressamente previsto dalla normativa vigente, a fronte della reiterata inosservanza delle disposizioni di cui alla presente legge, può in ultima distanza disporre la sospensione dell’attività radiofonica da un minimo di otto ad un massimo di trenta giorni”.

All’AdnKronos Morelli sottolinea come a oggi nelle dieci emittenti radiofoniche più ascoltate in Italia, la quota media di repertorio nostrano sia inferiore al 23 per cento. In alcune emittenti la quota è persino uguale o inferiore al 10 per cento.
“Promuovere la musica italiana significa sostenere l’industria della cultura del nostro Paese e quindi le tante persone che ci lavorano. Il punto è interrogarsi su che fine fa la musica italiana per 365 giorni all’anno, quando si chiude il sipario dell’Ariston”, chiosa l’ex direttore di Radio Padania.

A sposare la tesi di Morelli è Al Bano Carrisi. “Bisogna fare come in Francia dove le radio trasmettono il 75 per cento di musica nazionale e il 25 per cento di musica straniera – commenta il cantante pugliese – Occorre tutelare di più la nostra tradizione, come fanno gli altri Paesi…Forse a Sanremo c’è stato un po’ troppo rap, che è un genere più parlato che cantato. La nostra tradizione melodica non va dimenticata perché quando arriva un brano come ‘Con te partirò’, allora sbanca in tutto il mondo. Quindi viva la musica italiana e soprattutto, almeno nella musica, che è portatrice di serenità e pace, non creiamo casini”.

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