Dario Argento: "Dopo 'Suspiria' lottai contro l'istinto suicida e non ho mai capito perchè" - Perizona Magazine

Dario Argento: “Dopo ‘Suspiria’ lottai contro l’istinto suicida e non ho mai capito perchè”

Daniela Vitello

Dario Argento: “Dopo ‘Suspiria’ lottai contro l’istinto suicida e non ho mai capito perchè”

| 11/02/2019

In un’intervista rilasciata a Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”, Dario Argento confessa per la prima volta di aver […]

In un’intervista rilasciata a Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”, Dario Argento confessa per la prima volta di aver lottato per molti notti contro l’istinto suicida dopo le riprese di “Suspiria”.

“Non ho mai capito perché – confida – Il film era stato impegnativo, era il 1976, gli effetti speciali non esistevano. Mi ero separato da Daria Nicolodi, Asia aveva un anno ed era come se non l’avessi mai vista. Mi ero chiuso all’ Hotel Flora, a Roma, a riposare per un mese. All’apparenza ero sereno, la sera venivano gli attori e la troupe, vedevamo film, andavamo a ballare al Jackie ‘O. Ma la notte la finestra mi chiamava, mi vedevo sfracellato al suolo. Un amico medico mi aveva detto di murarla con l’armadio, così da non potermi buttare se l’ impulso fosse tornato. Funzionò, la notte mi ritrovavo accasciato fra l’ armadio e le tende, ma vivo”.

Il re dell’horror svela anche di aver fumato canne dai 30 ai 70 anni: “Ho smesso perché mi veniva la tosse. Però non lo facevo per creare, ma per rilassarmi, ridere, scherzare”.

Il regista spiega anche come mai nei suoi film le mani del killer siano sempre le sue: “Sto nella mente dell’assassino, so come si fa. Ci vuole un certo vigore. Mi appassiono anche. Penso di aver ucciso duecento persone. È diventata una specie di abitudine, come Alfred Hitchcock che faceva sempre un cameo nei suoi film”.

Dario Argento, si scopre, è in grado di fiutare se la persona che ha davanti è un potenziale assassino: “Se ci parlo un po’, capisco se è buono o cattivo. Di persone cattive, cioè portate alla violenza, ne esistono più di quante immaginiamo”.

Il regista confessa di aver temuto più per la propria vita: “Sono il bersaglio di tanti squilibrati, uomini e donne, più donne. Tutti turbati dai miei film. Sono stato perseguitato da telefonate, minacce, appostamenti…. Già dal primo film, uno veniva a urlare sotto casa. Un altro era convinto di essere uguale a me, ma non era vero per niente. Andava nei ristoranti e diceva di mandarmi il conto, mi chiamava e minacciava: paga o ti uccido a bastonate. Un giorno, i miei aiuto registi l’ hanno sbattuto al muro, gli hanno dato qualche sberla ed è sparito. Quando stavo a Los Angeles per preparare “Tenebre” per la Fox, cambiai vari alberghi e uno stalker mi trovava sempre. Alla fine, decisi di tornare a girare in Italia”.

Di cosa ha paura il re dell’horror? “Ho paura di non vedere più il giorno, di non andare più al cinema, di non frequentare più le mie figlie”.

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