L'inviato del Tg1: "Ho perso la vista e ho il Parkinson, ma non so cosa sia la depressione" - Perizona Magazine

L’inviato del Tg1: “Ho perso la vista e ho il Parkinson, ma non so cosa sia la depressione”

Daniela Vitello

L’inviato del Tg1: “Ho perso la vista e ho il Parkinson, ma non so cosa sia la depressione”

| 09/02/2019

In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, Vincenzo Mollica – l’inviato del Tg1 presente in questi giorni a Sanremo per […]

In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, Vincenzo Mollica – l’inviato del Tg1 presente in questi giorni a Sanremo per seguire da vicino il Festival – torna a parlare dei suoi gravi problemi di vista.

Il noto giornalista di spettacoli e critico televisivo soffre di disturbi visivi sin da piccolo. “Se ne accorse la mamma – racconta – I miei genitori mi portarono da un oculista in Calabria. Avrò avuto 7-8 anni. Origliai la sentenza da dietro la porta: ‘Diventerà cieco’. Da quel momento adottai una tecnica: imparare a memoria tutto quello che mi circondava, in modo da ricordarmene quando sarebbero calate le tenebre. Come mi ha detto Andrea Bocelli, abbiamo avuto la vista lunga”.

Negli ultimi cinque anni, un glaucoma gli ha mangiato il 95 per cento del nervo ottico. A “tradirlo” è stato l’occhio destro. “Dal sinistro – svela – non ci ho mai visto, a causa di un’uveite che mi colpì da piccolo, seguita da un’iridociclite plastica. Lo so, sembra una sciarada, però si chiama così”.

Una situazione aggravata da altre “disgrazie” di cui Mollica ride con leggerezza. “Le mani che tremano? Quello è il morbo di Parkinson – spiega – Non mi faccio mancare nulla. Ho pure il diabete. Sono un abile orchestratore di medicinali…In questo momento vedo ombre in un mare di nebbia. Più spesso non vedo un tubo, ma continuo a coltivare la speranza. Andrea Camilleri mi ha spronato a non abbattermi, a sviluppare gli altri sensi. Ignoro che cosa sia la depressione. Mi sostengono due pilastri: famiglia e lavoro. Nella vita non ho altro. Mai messo piede nei salotti. Prima scrivevo, leggevo, disegnavo. Ora mi tocca andare a braccio. Il mio nuovo libro, “Scritto a mano pensato a piedi”, s’intitola così perché sono aforismi che ho dettato a Siri”.

L’inviato del Tg1 potrebbe decidere di dettare anche le sue memorie. “Me lo hanno chiesto molti editori. Prima che mi dimentichi tutto, lo farò. Sarà un libro di pagine bianche – dice – Non parlerò mai di Federico Fellini, di Fabrizio De André, di Hugo Pratt, dei tanti che mi hanno donato la loro amicizia. Questa è la mia prima intervista a un giornale, e sarà anche l’ultima. Ho ceduto solo perché, dal tono della sua voce, ho sentito che potevo fidarmi”.

Nel lavoro Mollica è noto per essere una persona indulgente, ma gli è anche capitato di mandare a quel paese qualcuno. “Con parsimonia, però sempre in maniera diretta – rivela – Anche perché da Fellini ho imparato che bisogna calcolare bene i tempi di un addio o di un vaffa. ‘Se lo sbagli di un solo secondo, ti si potrebbe ritorcere contro’, mi spiegò Federico”.

“Cerco solo il lato migliore delle persone – aggiunge – Non da pirata, con la benda sull’ultimo occhio che mi rimane. Da cronista. Evito di avvicinare chi non mi piace”.

Per la pensione, si scopre, c’è ancora tempo. “La Rai mi ha comunicato che resterò fino al 27 gennaio 2020 – dichiara – Ogni giorno mia moglie Rosa Maria mi porta qui alle 9 e viene a prendermi alle 19”.

Il giornalista ha seguito ben 38 edizioni del Festival di Sanremo. “È una festa nazionale, come il 2 giugno. Unifica l’Italia. Lo seguono anonimi e vip. Luchino Visconti andava a vederlo con la Magnani a casa di Lello Bersani”. Per lui il migliore presentatore “resterà sempre Pippo Baudo”. Tutti i “grandi” della musica sono passati dal suo microfono. Tutti, tranne due: Bob Dylan e Mina.

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