Selvaggia Lucarelli "fa a pezzi" Sanremo: "Ecco le 7 cose che non vanno in questo Festival" - Perizona Magazine

Selvaggia Lucarelli “fa a pezzi” Sanremo: “Ecco le 7 cose che non vanno in questo Festival”

Daniela Vitello

Selvaggia Lucarelli “fa a pezzi” Sanremo: “Ecco le 7 cose che non vanno in questo Festival”

| 08/02/2019

In un articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano”, Selvaggia Lucarelli “fa a pezzi” la 69esima edizione del “Festival di Sanremo” […]

In un articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano”, Selvaggia Lucarelli “fa a pezzi” la 69esima edizione del “Festival di Sanremo” con la sua consueta ironia elencando le “sette cose” che proprio non vanno in questo “Baglioni-bis”.

Ecco la sua lista:

1) Non si capisce perché quest’anno, alla conduzione, ci sia stata l’epurazione dei conduttori. Claudio Baglioni e Virginia Raffaele non sono conduttori. Claudio Bisio si è ritagliato una parentesi a Zelig, ma è un attore. Al Prima Festival i conduttori sono due attori, al Dopofestival i conduttori sono due attori e quindi già abbiamo Rocco Papaleo, Simone Montedoro, Anna Ferzetti e Anna Foglietta, manca solo Anna Pannocchia e siamo in un film di Maccio Capatonda, più tal Melissa Marchetto per la quale si scomoda la stessa domanda che si scomoda per l’insalata che appare sulla tavola della vigilia di Natale: ma quella lì chi ce l’ha messa? Chissà perché, in compenso, una Vanessa Incontrada se ne deve stare a casa o sempre in Rai, ma a fare l’attrice. Bah.

2) C’è un problema di ruoli. Claudio Baglioni è un’ottima spalla, si fa dare del vecchio rin*oglionito (che non è) da chiunque salga sul palco con un’autoironia commovente. Ma come conduttore meglio entrare bendati a TeleNorba e indicare qualcuno a caso. Claudio Bisio, noto per avere un ego la cui capitale è tutta l’Asia Centrale, non trova un’identità. Troppo poco Carlo Conti per rassicurare, troppo democristiano per essere di rottura, troppo primadonna per mettersi al servizio della Raffaele. Insieme non funzionano al punto che dopo due sere mi è presa una violenta nostalgia dei video di coppia Giachetti/Ascani per le primarie del Pd.

3) Virginia Raffaele, a furia di imitare Belen, ha desiderato essere Belen per cinque giorni della sua vita. Sia chiaro, a Virginia Raffaele perdoneremmo pure la tessera di Forza Nuova, ma la sensazione è che lei di Sanremo potesse farne a meno. Tra tutte le maschere che sa indossare, cambiare, deformare, quella della conduttrice è quella meno riuscita. Non è la top model sconosciuta di cui commentare trucco e parrucco, non è il personaggio nazionalpopolare di cui mia nonna si ricorda il nome perché l’ha vista sulla copertina di Dipiù. Forse voleva togliere cerone e maschere di silicone per essere riconosciuta finalmente al bar, ma quello è destino di tanti. Nascere comici di razza è destino di pochi. Lo capirà.

4) Il Dopofestival, senza conduttori, senza idee, senza critici tv che non siano a libro paga della De Filippi è diventato una rottura di co*lioni siderale. Ed è un peccato perché era la costola felice e dissacrante del lungo cerimoniale che la precede. Era pop, ora è il circoletto (aiutatemi a trovare un sinonimo di radical chic) del cinema fighetto italiano. Sembra incredibile ma è diventata più pop Sky con i Matano, le Pellegrini, i Fedez, le Maionchi, che la Rai con i Favino e le Anna Foglietta.

5) Se i cantanti italiani non vogliono più fare la gara per non trovarsi a competere con Pupo ed Emanuele Filiberto (e li capisco) non è che poi pur di averli a Sanremo li si possa promuovere a super ospiti. Se Mengoni e la Amoroso dicono no, chiami Lady Gaga e Rita Ora, non è che ri-etichetti i due italiani e li chiami “super ospiti” come fossero la carne nel banco frigo.

6) Se si vuole avere un’idea precisa del problema della sinistra attuale, quello che sta accadendo sul palco di Sanremo è una discreta fotografia della situazione. Claudio Bisio, uno che viene da Avanguardia operaia, dal Leoncavallo, uno che ha Michele Serra come autore, usa quel palcoscenico per sketch con le pernacchie, per un balletto con la Hunziker, per cantare La vecchia fattoria. L’unico momento di dura contestazione, di resistenza politica è quello nei confronti di due pesci grossi nel panorama politico attuale: due hater di Twitter. Legge i loro tweet, fa la ramanzina e il governo trema. Poi arrivano Pio e Amedeo direttamente dai Villaggi Valtur e tirano stoccate a Salvini, Berlusconi, Celentano, Pier Silvio Berlusconi, Mina, Pippo Baudo e l’italiano evasore. Diventano eroi decorati al valor civile. Pio e Amedeo. Mentre Michele Serra prepara i prossimi sketch al vetriolo sul traffico nelle ore di punta e sulle madri che ti fanno mettere le pattine quando entri in casa.

7) E fu così che per il primo anno nella storia, le canzoni del Festival divennero l’ultimo dei problemi”.

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