Loredana Bertè da Costanzo: "Mio padre era un bastardo, sono contenta che sia morto" - Perizona Magazine

Loredana Bertè da Costanzo: “Mio padre era un bastardo, sono contenta che sia morto”

Daniela Vitello

Loredana Bertè da Costanzo: “Mio padre era un bastardo, sono contenta che sia morto”

| 13/10/2018

Ospite de “L’Intervista” di Maurizio Costanzo, Loredana Bertè torna a parlare della sua infanzia difficile e della sua famiglia sgangherata. […]

Ospite de “L’Intervista” di Maurizio Costanzo, Loredana Bertè torna a parlare della sua infanzia difficile e della sua famiglia sgangherata. La cantante spende parole durissime per i genitori.

“C’erano giornate violente – racconta – Mimì (la sorella Mia Martina morta nel 1995, ndr.) per allontanarmi da queste scene mi prendeva con tenerezza e mi portava al luna park. Ho sempre avuto un amore-odio verso questo luogo. Mio padre era preside, il classico padre-padrone bastardo. Vorrei non approfondire perché è una ferita troppo grande. Ho visto delle scene che nessuno dovrebbe vedere come prendere a calci la propria moglie all’ottavo mese di gravidanza e farla abortire. Avrei dovuto avere un fratellino che è nato morto in un bagno squallido. Con mia madre i rapporti erano pessimi. Si è sposata a 15 anni, non ha avuto un vissuto normale. A 16 anni era già madre. Mimì ha avuto una sorta di riavvicinamento con mio padre perché voleva capire cosa l’avesse spinto a comportarsi in quella maniera. Però dopo ha cambiato idea. Io ho vissuto più con Mimì. Eravamo in simbiosi. A 13 anni siamo andate via da casa. I miei genitori sono morti e sono molto contenta. Non provo niente. Non avendo mai avuto una famiglia, non mi è mancata e non ho sofferto quando sono morti. Anzi! Sarò dura e impopolare ma sono andata al funerale di mia madre per vederla sotterrare”.

“E’ molto duro quello che dici – commenta Costanzo – Ognuno ha la sua storia, quindi non sta a me giudicare. Però per rispondere così, sia lei che la sorella, devono aver patito”.

La Bertè ricorda l’amatissima sorella: “Non c’è un giorno che io non pensi a Mimì. Mi manca disperatamente. Vivo con il rimorso di non averle detto abbastanza ti voglio bene. Purtroppo, le sorelle si danno per scontate. I mariti si cambiano, ma le sorelle no. Il mio rimorso più grande è di non averla mai stretta, abbracciata, per dirle anche 10mila volte ti voglio bene. Non mi interessa cosa mi avrebbe risposto. Non l’ho fatto. Per tre anni non ci siamo parlate. Avevamo fatto un Sanremo insieme, io sbagliai il testo e lei mi rimproverò e mi disse ‘Sei una stron*a perché con te sono arrivata ultima, mentre l’anno scorso ero seconda’. Io ci sono rimasta malissimo. Per tre anni non mi ha rivolto la parola. Poi abbiamo ripreso a parlarci, ma non abbastanza. Chi era Mia Martini? Una pazza. Faceva tutto senza pensare. Non è vero che il tempo cancella il dolore. Quando è morta, una parte di me è morta con lei”.

La cantante rievoca anche la settimana trascorsa in un ospedale psichiatrico e si definisce un cane sciolto, ovvero una che non ha mai seguito il branco. “Oggi essere se stessi è la trasgressione più grande – dice – Sono sempre stata una fuori dal coro, sempre controcorrente. Ho fatto anche dei casini. Purtroppo ho attraversato un periodo molto buio dove non sono stata neanche tanto bene. La camicia di forza me l’hanno messa davvero. Se mi sento una donna libera? Lo sono di testa, voglio vivere ogni giorno come mi va, a seconda di come è il mio umore. Però ogni giorno ci sono degli ostacoli. Cosa mi faceva male? Il buio, la solitudine, ripensare a cose che non si possono cancellare. Quando mi hanno rinchiusa in un ospedale psichiatrico dopo avermi prelevato con la forza, c’erano 20 persone a legarmi e imbavagliarmi, alla fine della settimana volevo restare io lì. Stavo meglio tra i matti che a casa. Ho fatto anche un concerto dentro l’ospedale psichiatrico. I matti erano tutti contenti. Mi hanno fatto un tso, lo hanno richiesto i condomini. Effettivamente ho fatto un po’ di casino: ho spaccato con una mazza da baseball la portineria. Sì ok, ma 30 anni di lavori, di trapani, sono insopportabili. Tutti i giorni, tutti i giorni. Un giorno non ne ho potuto più. Era per me un periodo tremendo, di depressione, mi sentivo in un tunnel. Dopo la morte di Mimì, non ho elaborato il lutto, mi sono tenuta tutto dentro, avrei dovuto andare da uno psicologo per parlarne con qualcuno. Invece ho guardato, ferma, immobile, il soffitto per tre anni. Non uscivo neanche da casa. Tanta gente mi ha messo all’angolo per anni. Maurizio, tu eri l’unico che mi chiamava e di questo te ne sono grata. Mi fa male quando non mi capiscono, quando mi fraintendono. Figli? Non ne ho ma avrei voluto averli. Mi ero sposata per questo”.

“QUANDO HO SPACCATO LA PORTINERIA CON UNA MAZZA DA BASEBALL” (VIDEO)

“MIO PADRE? ERA UN BASTARDO E SONO CONTENTA CHE SIA MORTO” (VIDEO)

LA SORELLA MIMI’ (VIDEO)

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