"I figli ti invecchiano", il monologo di Valerio Mastandrea diventa un fenomeno social - Perizona Magazine

“I figli ti invecchiano”, il monologo di Valerio Mastandrea diventa un fenomeno social

Daniela Vitello

“I figli ti invecchiano”, il monologo di Valerio Mastandrea diventa un fenomeno social

| 10/10/2018

Ospite della terza puntata di “EPCC a Teatro”, Valerio Mastandrea conquista tutti con un toccante monologo di Mattia Torre su […]

Ospite della terza puntata di “EPCC a Teatro”, Valerio Mastandrea conquista tutti con un toccante monologo di Mattia Torre su gioie e dolori dell’essere genitori divenuto virale in pochi minuti.

“I figli invecchiano ma non invecchiano loro, invecchiano te”, esordisce l’attore. Perche? “Perché parli lentamente affinché capiscano quello che dici e questo finisce per rallentarti. Perché ti trasmettono malattie che il loro sistema immunitario sconfigge in pochi giorni e il tuo in settimane. Perché ti tolgono il sonno per sempre.

I figli ti invecchiano anche perché quando arrivano al mondo mettono fine con violenza inaudita a quella stagione di aperitivi, feste e possibilità che ti sembravano il senso stesso della vita.

I figli si insinuano nella tua mente in modo subdolo e perverso. Se sei con loro ti soffocano, se non ci sono ti mancano. C’è successo di voler scappare dopo troppe ore insieme a loro e poi trascorrere la serata in un ristorante a guardare le foto sul telefonino, straziati da una nostalgia senza senso perché li avresti rivisti dopo un’ora.

Quando poi riesci a uscire di casa, la baby-sitter è la tua nuova costosissima droga. Beh, ti rendi conto che il mondo fuori non è più lo stesso. Ormai è diverso, non fa più per te. La gente è vitale, allegra, tonica, crede nel futuro. E tu ti aggiri con lo sguardo perso, l’andatura incerta, l’inconfessabile desiderio di voler solo tornare a casa…Prima ti sembrava sconcio che una famiglia viaggiasse con filippina al seguito. Beh, ora non sogni altro. Non ti riconosci allo specchio e va benissimo così.

I figli ti fanno ripiombare con una forza che neanche l’ipnosi nel tuo passato più doloroso e remoto: l’odore degli alberi alle 8 del mattino prima di entrare a scuola, la simmetrica precisione dell’astuccio, la catena sporca della bici, le merendine, la ghiaia, le ginocchia sbucciate. Questi ricordi, non so dire perché, sono la mazzata finale. La vita ti sfugge via e i gin tonic hanno smesso di darti l’illusione dell’eternità”.

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