"Che pasticcio, Rolling Stone", Selvaggia Lucarelli e Enrico Mentana contro il magazine - Perizona Magazine

“Che pasticcio, Rolling Stone”, Selvaggia Lucarelli e Enrico Mentana contro il magazine

Daniela Vitello

“Che pasticcio, Rolling Stone”, Selvaggia Lucarelli e Enrico Mentana contro il magazine

| 05/07/2018

Il manifesto di “Rolling Stone” contro Matteo Salvini rischia di rivelarsi un clamoroso boomerang per il noto magazine musicale. Il […]

Il manifesto di “Rolling Stone” contro Matteo Salvini rischia di rivelarsi un clamoroso boomerang per il noto magazine musicale. Il numero in edicola in questi giorni contiene un elenco di artisti e personaggi dello spettacolo ansiosi di urlare “Noi non stiamo con Salvini. Da adesso chi tace è complice”.

Nell’editoriale firmato dal direttore Massimo Coppola si legge tra l’altro: “Ci troviamo costretti a battaglie di retroguardia, su temi che consideravamo ormai patrimonio condiviso e indiscutibile. I sedicenti ‘nuovi’ sono in realtà antichi e pericolosi, cinicamente pronti a sfruttare paure ancestrali e spinte irrazionali”.

Enrico Mentana, enumerato tra i firmatari del manifesto anti-Salvini, nega però di aver mai aderito all’iniziativa. “Quando voglio dire qualcosa, la dico – precisa il giornalista su Facebook -In prima persona, avendo la fortuna di poterlo fare in tv, e potendolo fare come tutti qui su Fb. Non credo agli appelli o alle prese di posizione perentorie e che servono solo a scopi identitari, o a volte peggio mirano a un po’ di pubblicità gratuita. Oggi il mensile Rolling Stones fa una scelta perfettamente legittima: una copertina arcobaleno con la scritta ‘Noi non stiamo con Salvini’, e poi più in piccolo ‘Da adesso chi tace è complice’. E poi nelle pagine interne una raccolta di pareri e frasi di “musicisti, attori, scrittori e figure legate allo showbiz e alla tv”. Scelta legittima, dicevo, ma che non condivido. Il giornalismo è fatto di racconto e di confronto delle idee, di attacco alle posizioni ritenute sbagliate, o perfino pericolose. Mai però la scelta di una persona liberamente eletta come bersaglio, come uomo nero. Con sorpresa ho trovato il mio nome tra gli aderenti a questa iniziativa (a meno che ‘Enrico Mentana, giornalista’ non sia un omonimo). È un caso di malcostume, trasandatezza, sciatteria? Non so, non ho ancora letto la rivista. So però che il suo direttore mi aveva chiesto l’adesione, e la risposta è stata chiara… ‘No’”.

Immediata la replica di Massimo Coppola: “Caro Enrico, non essendo un appello non ci sono firmatari. Abbiamo deciso di includere i post pubblici sul tema dopo che molti ci hanno detto ‘ci sto, ma ho già detto quel che penso, non potete pubblicare il mio post?’. I post sono pubblici e quindi mi pare una scelta legittima pubblicarli. Se decido di raccogliere tutte le dichiarazioni pubbliche su questo o quel tema, non devo certo chiedere a tutti coloro che le hanno espresse se posso farlo. Mi scuso per non averti detto che lo avrei fatto, una dimenticanza, anche se ripeto, abbiamo ripreso una tua dichiarazione pubblica, cosa per la quale non è necessaria un’autorizzazione, a differenza di una conversazione privata su whatsapp – non era fondamentale pubblicarla, credo, per sostenere la tua posizione. Ad ogni modo, ti chiedo scusa per non averti detto che avremmo pubblicato la tua dichiarazione. Con immutata stima”.

“No, Coppola. Il mio no (ho tolto lo screenshot del nostro dialogo via Whatsapp perché c’era di mezzo un’altra persona) era chiaro – controbatte Mentana – Non puoi decentemente sostenere che siccome altri ti hanno detto che ne avevano già scritto e non avevano modo di ripetere o cambiare, allora questo ti permetteva di prendere oltre ai loro anche brani di altri che erano ignari della tua iniziativa o peggio, come nel mio caso, si erano dichiarati esplicitamente indisponibili, per di più usandone il nome come elemento di richiamo pubblicitario. È stata un’operazione mediocre”.

Ma non finisce qui. Perché sulla questione interviene anche Selvaggia Lucarelli che nei mesi scorsi era stata chiamata a dirigere il sito web di “Rolling Stone”. La sua esperienza è stata brevissima. Oggi la giornalista de “Il Fatto Quotidiano” spiega i motivi che l’hanno spinta ad andar via.

“Volevo trattenermi dal commentare ma chi tace è complice, quindi non taccio – spiega la Lucarelli in un lungo post su Facebook – Grande rumore per la coraggiosissima, poppissima, impavidissima copertina di Rolling Stone “Noi non stiamo con Salvini” in cui viene fatto passare per appello un collage di pensieri contro Salvini di vari personaggi tra cui un Mentana che ha già smentito di aver aderito. Anzi, ha detto : vi avevo risposto NO e mi ci avete messo dentro. Ma vabbè.

Sono stata tre mesi a Rolling Stone e francamente un appello per una società aperta, libera e moderna me lo sarei aspettato più da Erdogan che dal mondo Rolling Stone Italia. Il motivo per cui dopo tre mesi ho rassegnato le dimissioni è proprio che di moderno, libero, solidale, lì dentro forse al massimo c’è la macchinetta del caffè che distribuisce caffè a tutti. Non avevo mai visto un ambiente di lavoro così tossico, illiberale, ostile, scorretto.
Amici di Rolling. Se fate una copertina di sinistra, parlando di libertà, accertatevi di praticare tutto ciò che vi rende così diversi da Salvini. Nei tre mesi in cui ho provato a lavorare con voi, mi è stato impedito di realizzare un servizio su ticket one e la truffa del secondary ticketing per ragioni di convenienza, mi è stato proibito di far esprimere libere opinioni a giornalisti su dischi, attori e altro per ragioni di denaro o convenienza.

E’ venuto l’inpgi per controllare le posizioni lavorative dei giornalisti e diverse persone sono state fatte scappare giù in strada perchè avevano contratti da lavoratori esterni e erano gentilmente invitate a lavorare IN UFFICIO e da casa anche nel weekend. Alla mia più diretta collaboratrice, che aveva un contratto da esterna ed era tutti i giorni in ufficio, a un certo punto è stato chiesto di non accompagnare più i figli a scuola e di presentarsi 30 minuti prima degli altri in redazione.

L’editore urla e umilia continuamente i suoi dipendenti, al punto che, per rimanere in tema umanità, c’è più gente che negli ultimi anni è scappata da Rolling Stone che dalla Siria. E così via. Io, di fronte a tutta questa mancanza di rispetto della libertà e del LAVORATORE, dopo tre mesi ho rassegnato le dimissioni. E all’editore ho detto e scritto tutto quello che avete letto fin qui. Gli altri sono rimasti lì (alcuni ben sollevati dalla mia fuga), qualcuno che da lì era scappato è pure tornato, ben sapendo chi sia l’editore e le condizioni di lavoro lì dentro.
Ergo, DA VOI la copertina di sinistra proprio no.

Detesto Salvini, ma almeno lui è quello che è, senza doppia morale. E se ne ha una doppia, nel suo caso, quella nascosta non può che essere migliore di quella che mostra”.

Per la cronaca, Matteo Salvini ha così replicato ad artisti e personaggi dello spettacolo che hanno aderito al manifesto contro di lui: “Alcuni di questi cantanti mi piacciono, e continuerò ad ascoltarli, stessa cosa per i film e i libri di alcuni di questi registi e scrittori. Detto questo, io sto semplicemente applicando quello che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani mi chiede di fare, riportare regole, ordine e rispetto in questo paese, controllare l’immigrazione fuori controllo. Questi appelli non arrivano dagli operai, dagli studenti, dai pensionati, da chi vive nelle case popolari. Questi firmatari di appelli radical chic che hanno milioni di euro sul conto corrente spalancassero le porte delle loro mega-ville, accogliessero a loro spese chi ritenessero di accogliere. Io tiro dritto nel nome della sicurezza, dell’ordine, delle regole, del controllo dei confini, della chiusura dei porti, dell’apertura degli aeroporti a chi scappa davvero dalla guerra. Se poi c’è qualcuno che se la vuole cantare e suonare, hashtag canta che ti passa e divertiamoci, perché la musica è sempre bella. Sono ministro da 35 giorni ma penso di aver collezionato una quantità di insulti, di menzogne, di attacchi e di minacce che non hanno eguali nella storia della Repubblica italiana. Se pensano di spaventarmi o di fermarmi hanno sbagliato a capire perché mi raddoppiano l’energia e la voglia di fare”.

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