Mario Biondi: "I miei otto figli e noi siciliani che viviamo a campare" - Perizona Magazine

Mario Biondi: “I miei otto figli e noi siciliani che viviamo a campare”

Daniela Vitello

Mario Biondi: “I miei otto figli e noi siciliani che viviamo a campare”

| 15/03/2018

Reduce dalla sua prima avventura sanremese, Mario Biondi si confessa in un’intervista a “Tiscali.it”. Il cantante catanese, padre di otto […]

Reduce dalla sua prima avventura sanremese, Mario Biondi si confessa in un’intervista a “Tiscali.it”. Il cantante catanese, padre di otto figli, racconta come riesce a conciliare la paternità con la vita da nomade tipica dell’artista.

“È una lotta importante e impegnativa che fermamente voglio fare – spiega – Non voglio che i miei figli crescano con la madre. Voglio essere un padre che partecipa all’educazione e alla loro crescita. Così faccio i salti mortali pur di esserci e pur di vederli. Ora che ho 47 anni e un pischellino di 19 mesi mi sto pure intenerendo. Sono un po’ più frignone. In linea di massima cantano e suonano tutti. Il più grande che ha 21 anni suona la batteria , strimpella la chitarra e canta. E le due figlie probabilmente me le porterò in tour per fare le coriste perché cantano. Certo, poi oltre alla musica, in tempi di adolescenza bisogna affrontare anche le ribellioni. Un po’ ti amano, un po’ non ti sopportano. E viceversa”.

Biondi dice la sua anche sulla Sicilia grillina: “Penso che al Sud siamo sempre lì con la faccia rivolta al cielo sperando che succeda qualcosa. Viviamo a campare, con l’indubbia fortuna di avere una qualità della vita comunque alta. E stiamo lì ad aspettare. Sembra sempre che non abbiamo mai niente da perdere. È un po’ l’effetto Malavoglia, di chi pensa che gli vada sempre tutto storto, di chi vive la vita come va va. Ma sai che penso? Che questa storia che siamo tutti uguali ci abbia portato a un cul de sac. Ormai viviamo in una società in cui tutti possono fare le cose che fanno tutti e possono criticare tutti. Io non credo che sia così. Non siamo tutti uguali. Ognuno ha il proprio talento e deve cercare di utilizzare quello. Non dico che credo nella monarchia ma vorrei tornare a una visione gerarchica della società. Una società dove il dottore fa il dottore, la maestra fa la maestra, il giornalista fa il giornalista e il cantante fa il cantante. E nessuno si improvvisa. Ci vorrebbe un po’ di onestà intellettuale. E invece nel mondo noi italiani continuiamo a essere famosi per essere dei “cazzari” e degli azzeccagarbugli. Insomma, siamo un Paese in balìa del mare e non sappiamo dove la corrente ci porterà”.

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