Selvaggia Lucarelli, che imbarazzo al firmacopie: "Ecco perchè non mi sono alzata dalla sedia" - Perizona Magazine

Selvaggia Lucarelli, che imbarazzo al firmacopie: “Ecco perchè non mi sono alzata dalla sedia”

Daniela Vitello

Selvaggia Lucarelli, che imbarazzo al firmacopie: “Ecco perchè non mi sono alzata dalla sedia”

| 09/10/2017

Selvaggia Lucarelli ricorre all’ironia per raccontare un incidente piuttosto imbarazzante di cui è rimasta vittima durante un firmacopie a Brescia. […]

Selvaggia Lucarelli ricorre all’ironia per raccontare un incidente piuttosto imbarazzante di cui è rimasta vittima durante un firmacopie a Brescia.

La giornalista de “Il Fatto Quotidiano” stava presentando il suo ultimo libro “Dieci piccoli infami” quando, dopo aver sottovalutato una serie di avvisaglie ormonali, ha avvertito l’arrivo del ciclo mestruale.

Seduta su un cuscino bianco, la scrittrice ha dovuto richiedere l’intervento del fidanzato Lorenzo Biagiarelli. Non è chiaro se qualcuno dei presenti abbia notato qualcosa di “strano”. Certo è che la Lucarelli ha deciso di fare “outing” e spiegare a tutti in un lungo post condiviso sui social perchè venerdì scorso non si è mai alzata dalla sedia.

“A un certo punto, mentre parlo della suora infame che mi è toccata in sorte durante gli anni delle medie, mi sento strana. Molto strana – scrive su Facebook – Intuisco la ragione della sensazione di stranezza. Lo so. La sento. La riconosco: mi è iniziato il ciclo. Lì, in quel momento, violentemente e inesorabilmente. E mentre parlo penso che sì, lo dovevo capire che quando il mio fidanzato la mattina mi aveva domandato ‘Che ora è?”, quel “vaf*anculo comprati un orologio e comunque tu non mi ami, si vede da come giri il caffè, ti odio!’ era una risposta ormonale. Ma no, non lo avevo capito”.

“Ergo, la situazione mentre parlavo di Suor Clelia e sorridevo con il terrore negli occhi, era la seguente – prosegue – mancavano 40 minuti circa alla fine dell’incontro, 150 persone mi scrutavano attentamente, mi attendeva un’oretta di firma copie e io ero, metaforicamente parlando, un’accoltellata che non poteva bendare la ferita…Però c’erano le domande, non potevo concentrarmi. Non potevo avere alcun controllo psicologico sulla situazione. Ero spacciata”.

“E’ in quel momento che osservo la seduta del mio simpatico interlocutore. E’ una comoda poltroncina. Bassa, elegante, semplice. Con un cuscino BIANCO – svela – Da quel momento in poi il mio destino è segnato. Pure quello del cuscino. Lo so, lo sento. Il pantalone nero mi salverà, ma il cuscino non ha scampo. E quindi blablaba il secondo capitolo blablabla la mia compagna di scuola blablabla…grazie a tutti gli amici di Brescia! Segue firma copie. Resto seduta. Faccio le foto seduta. Chiacchiero seduta. Sorrido seduta. Penso che dormirò lì seduta. Diventerò un’installazione nel centro di Brescia, mi taggheranno pure i turisti”.

“Finisce tutto – conclude – Non ho più alibi per rimanere seduta. Il tendone è vuoto. Gli organizzatori, tutti schierati di fronte a me, mi guardano come a dire: ‘Che min*hia ci fa questa ancora seduta?’. Credo comincino a ipotizzare un colpo della strega. Chiamo Lorenzo, che è lì sullo sfondo a chiacchierare, gli faccio cenno di raggiungermi….Gli spiego all’orecchio la situazione. Ride. Mi dice ‘Tu alzati e scendi veloce dal palco dicendo qualcosa che attiri l’attenzione su di te, che io giro il cuscino!’…Alla fine opto per la sobrietà, dico ‘Ma che bella serata!’, che boh, fa sempre scena. Penso che vorrei un assorbente e con le ali, per volare via da lì e sotterrarmi nella campagna bresciana….Io non so nulla del destino di quel cuscino. Non so neppure se chi l’ha notato, magari subito, magari il giorno dopo, abbia attribuito il tutto a me o a un’altra ospite femminile passata di lì in giornata o abbia consegnato il reperto al Ris, fatto sta, amici di Brescia, che con questo messaggio volevo farvi sapere che quello che è accaduto è il sintomo benigno della mia passione per questo lavoro: io, sul palco, do il sangue. E se questo non vi basta, ecco, che volete che vi dica: aspetto il conto della lavanderia. Nel frattempo, mi raccomando: no acqua fredda, che poi non si leva più”.

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