Lavinia Biagiotti ricorda la madre: "Mi manca sentire la mia mano perdersi nella sua" - Perizona Magazine

Lavinia Biagiotti ricorda la madre: “Mi manca sentire la mia mano perdersi nella sua”

Daniela Vitello

Lavinia Biagiotti ricorda la madre: “Mi manca sentire la mia mano perdersi nella sua”

| 27/05/2017

In una toccante intervista rilasciata a “Il Messaggero” Lavinia Biagiotti ricorda la madre, la stilista romana Laura, scomparsa venerdì notte a 73 anni a seguito di un malore con arresto cardiaco. Unica figlia di Laura e di Gianni Cigna (il padre è scomparso quando lei aveva solo 17 anni, ndr.), Lavinia è l’erede di un grande impero e di una storia che a nemmeno trent’anni si ritrova a scrivere da sola.

Al giornalista Malcolm Pagani la ragazza racconta il volto privato della “regina del cachmire“. Chi era Laura Biagiotti? “Una persona che si svegliava sorridendo e diceva: Oggi regaliamo un piccolo sogno. Una donna del tutto aliena all’autocelebrazione che quando sentiva parlare di mostre sulla sua maison si voltava dall’altra parte. Una stilista che pensava sempre al progetto successivo. Una signora seria che amava il bianco e credeva nell’ottimismo, ma non era affatto credulona e sapeva cosa volesse dire concretezza”.

“Lei rifiutava il passato e guardava sempre al futuro – spiega –  Diceva quello che abbiamo fatto ieri, per quanto bello o gratificante sia stato, non conta più. Oggi abbiamo un nuovo foglio bianco sul quale scrivere qualcosa. Ora che questo foglio da riempire si è trasformato all’improvviso in un’enciclopedia e sarò costretta a camminare in solitudine, in un mercatino fuori rotta, su una spiaggia o su una passerella, sono sicura che l’avrò sempre accanto a me, sorretta dalla fede che avevamo entrambe e dal suo esempio, in ogni cosa che farò. Mi sono sempre tirata su le maniche, sono consapevole che adesso dovrò rimboccarmele ancora di più. Ultimamente mi diceva: Disegniamo insieme il futuro. Non è più possibile, ma non ho paura. Lei mi ha insegnato fin da piccola a non provarla e a camminare a testa alta, in autonomia”.

Sin da piccola Lavinia non si separa mai dalla madre o meglio è la madre a scegliere di non separarsi mai dalla sua bambina. “Ho avuto la gioia e la fortuna di poterla sempre accompagnare – racconta – Sono figlia unica e lei desiderava vedermi crescere. Mia madre voleva essere un’imprenditrice, una donna capace di inventare e di creare, ma voleva essere sopratutto una mamma. Aveva deciso vivere e lavorare nello stesso posto, il luogo in cui mi trovo in questo momento, uno spazio in cui impiantò gli uffici in modo che tutti i pomeriggi potessi fare i compiti accanto a lei e godere delle piccole cose di valore non quantificabile per condividerle insieme. La forza delle minuscole cose del quotidiano, me l’ha insegnata lei”.

Lavinia non ha neanche 18 anni quando perde il padre e decide di mettere da parte i propri sogni per stare accanto alla madre. “D’un tratto la vidi zoppa – svela – senza più la gamba a cui era solita appoggiarsi per stare in piedi. Erano una coppia, una squadra e un binomio straordinario. Non significa che non discutessero, ma erano complici, complementari, indivisibili. Dopo il Liceo Classico avrei voluto diventare medico. La osservai nel suo dolore, smarrita e cambiai idea in un secondo…Ero una ragazzina che doveva affrontare la sua gavetta. Mia madre con me fu amorevole e al tempo stesso durissima. Per due anni feci solo fotocopie e fax andando a lavorare nei nostri negozi sparsi per il mondo. Con umiltà. Ho imparato tanto all’epoca”.

E il dolore di oggi che lezione le lascia? “Da un lato, la consolazione di saperli sorridere di nuovo insieme, i miei genitori, e dall’altro la sensazione del segno profondo lasciato da mia madre, umano prima ancora che professionale. Hanno intasato i centralini di casa nostra e dell’Ospedale Sant’Andrea. Persone comuni, donne e uomini. Mamma aveva una missione estetica ed etica. Le vestiva, le donne che vanno a faticare, le amava, avvertiva i problemi piccoli e grandi. Aveva inventato gli abiti senza taglia che potessero star bene a chiunque”.

“La sera in cui si è sentita male, ci eravamo scambiate tante foto su WhatsApp – conclude – Io ero a Londra, lei qui, da dove le parlo ora. Se ne è andata con serenità, ma io so che in un certo senso non se ne andrà mai”.  Cosa le mancherà di più? “Sentire la mia mano destra perdersi nella sua mano sinistra”.

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