L'incubo di Fabio Quagliarella: "Ecco cosa significa essere perseguitati da uno stalker" - Perizona Magazine

L’incubo di Fabio Quagliarella: “Ecco cosa significa essere perseguitati da uno stalker”

Daniela Vitello

L’incubo di Fabio Quagliarella: “Ecco cosa significa essere perseguitati da uno stalker”

| 02/03/2017

Corre l’anno 2010 ed è il momento più bello della carriera di Fabio Quagliarella: il primo gol con la maglia del suo Napoli, la squadra della sua città. Ma inspiegabilmente, a fine stagione, il calciatore viene ceduto alla Juventus. A Napoli scoppia il putiferio e i tifosi si sentono traditi e non capiscono perchè Quagliarella se ne sia andato.  L’ex attaccante azzurro racconta a “Le Iene” il perchè ha lasciato Napoli. Tutta colpa di uno stalker che lo ha perseguitato per cinque lunghi anni.

“Sono passato per l’infame della situazione – spiega ai microfoni di Giulio Golia – e credimi passarlo davanti alla propria gente fa male. Davanti alla propria gente e alla propria famiglia…Non so cosa gli sia passato per la testa. Io non gli ho fatto niente, lo reputavo una persona di fiducia, anche perchè faceva un lavoro importante, era un poliziotto”.

Raffaele Piccolo, questo il nome dello stalker condannato a quattro anni e otto mesi, si insinua nella vita del calciatore a poco a poco. Quagliarella lo aveva conosciuto perchè aveva avuto un problema di password con il pc e un amico gli aveva presentato questo ufficiale della polizia postale esperto in informatica. “Gli ho spiegato il problema e lui me l’ha risolto. Da lì è nata un’amicizia”, rivela il calciatore della Sampdoria.

Raffaele Piccolo è simpatico, discreto. Quagliarella si fida e gli apre le porte della sua vita, comprese quelle di casa. Dopo un po’ di tempo, iniziano ad arrivare delle lettere nella cassetta della posta: “Messaggi anonimi, foto di ragazzine nude dove c’era scritto che io ero un pedofilo, che avevo a che fare con la camorra, con la droga, con il calcio scommesse. Stiamo parlando di centinaia di lettere. A mio padre arrivavano messaggi del tipo ‘Tuo figlio è in giro per Castellammare, ora lo ammazziamo, ora gli spezziamo le gambe’”.

Di giorno in giorno, le minacce di morte si intensificano. I genitori del calciatore iniziano a vivere nel terrore. “Addirittura una volta abbiamo trovato una bara – racconta il padre, Vittorio – e sopra c’era una foto di Fabio”. Piccolo finge di prodigarsi per aiutarli. Fabio si fida ciecamente di lui. “Mi diceva ‘ci siamo quasi, stiamo per beccarlo. Non parlarne con nessuno’. Io non ne avevo parlato neanche con i miei fratelli”, dice.

“Lui era bravo a farci sospettare delle persone che avevamo intorno, pure dell’amico fraterno – spiega Giulio, il migliore amico di Fabio – Qualsiasi cosa succedeva l’andavamo a confessare a lui”.

Piccolo era geloso del loro rapporto e decide di distruggere Giulio inviando delle lettere alla DDA. “Vengo chiamato al commissariato – racconta Giulio – vado con la coscienza pulita e mi dicono ‘non ridere, qui il problema è grande’ e mi mostrano un fascicolo col mio nome. L’accusa era che io ero affiliato alla camorra, favorivo i camorristi facendo sim non intestate o intestate a persone morte o non esistenti. Ho vissuto un incubo”.

Lo stalker manda lettere anonime anche al Napoli. “Mi ricordo che un giorno dovevamo andare a giocare in Svezia, ero uno dei titolari e prima della gara mi chiamarono e mi dissero ‘tu non giochi'”, ricorda Quagliarella. Il calciatore viene ceduto alla Juve e non capisce perchè. A questo punto del racconto si commuove: “Mi dicevo ‘come glielo racconti alla gente?’ Questa vicenda ha segnato la mia vita, la mia carriera, la storia mia col Napoli”.

Il dubbio che lo stalker potesse essere Piccolo sorge a Vittorio, il padre di Quagliarella. Un giorno Piccolo commette un piccolo errore che non sfugge al genitore del calciatore: “Mi chiama e mi fa ‘hanno iniziato pure con me a mandarmi le minacce’. Ci vediamo al bar e gli chiedo di farmi vedere il messaggio ricevuto. Mi fa ‘io l’ho cancellato, scusami'”.

Insospettito, Vittorio va in Questura e scopre che le centinaia di denunce fatte con Raffaele Piccolo non erano mai state depositate. Da lì la polizia inizia le indagini e in poco tempo lo inchioda. Pochi giorni fa, il giudice ha incriminato Piccolo per il reato di stalking e lo ha condannato a quattro anni e otto mesi di carcere-

“La cosa grave – spiega Giulio – è che chi ha provocato tutto questo non si farà nemmeno un giorno di galera, ci sarà l’appello e la cosa andrà in prescrizione. Può pure ricominciare, qua, da un’altra parte. Per noi è solo una soddisfazione morale”.

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