"Quanto era bello Garko", la pm dell'esplosione di Sanremo nei guai - Perizona Magazine

“Quanto era bello Garko”, la pm dell’esplosione di Sanremo nei guai

Daniela Vitello

“Quanto era bello Garko”, la pm dell’esplosione di Sanremo nei guai

| 21/04/2016

Bufera su Barbara Bresci, la pm della Procura di Imperia titolare dell’inchiesta sull’esplosione della villetta in cui alloggiava Gabriel Garko. La tragedia, in cui morì una donna, avvenne nel febbraio scorso a pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo. 

All’epoca dei fatti, il pubblico ministero fu protagonista di un vivace scambio di battute con un’amica sui social. L’argomento di discussione, in termini d’ammirazione, era proprio l’attore, testimone e parte offesa nell’indagine, che si apprestava a debuttare nel ruolo di co-conduttore della kermesse canora.

“Era bello? L’hai guardato anche per me?”, chiede un’amica. E Bresci: “Eccome…”. Un’altra: “Ti sei rifatta gli occhi?” E di nuovo la risposta è positiva: “Sì”. Seguono altri scambi analoghi conclusi da un uomo: “Si calmi dottoressa…”.

Ma non è tutto. Perchè la Bresci, sempre su Facebook, ha difeso il suo beniamino dalle critiche sulla bellezza “sfiorita” e sulla presunta omosessualità.

A segnalare alle autorità competenti gli apprezzamenti del pubblico ministero sono stati sia i colleghi della procura di Imperia sia lo staff del Festival. Nei giorni successivi all’esplosione della villa, la Bresci partecipò ai sopralluoghi e interrogò lo stesso Garko per far luce sull’incidente.

Come spiega a “La Repubblica” il procuratore capo Giuseppe Geremia, “ritenendo inopportune le esternazioni” della Bresci “per questioni attinenti al decoro e all’equilibrio della professione nonché potenzialmente dannose per il prestigio dell’istituzione giudiziaria”, fu deciso di sollevare la collega dall’incarico di titolare dell’inchiesta, “per affidare il fascicolo al procuratore aggiunto Maria Grazia Pradella, da pochi mesi a Imperia”.

“La Bresci – si legge sul quotidiano – non accettò la decisione del capo dell’ufficio ritenendo un suo diritto poter esprimere opinioni che non avevano attinenza con l’indagine, e presentò, come le è consentito, un ricorso per riottenere l’inchiesta, sostenuta nell’azione dal collega pm Roberto Cavallone. Ma il meccanismo che si è messo in moto non ha giovato alla posizione della pm. Ai primi di marzo la Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura ha aperto un procedimento nei suoi confronti. Il “processo” stabilirà se abbia violato l’obbligo di “continenza”, uno dei doveri del magistrato o se invece abbia esercitato legittimamente un proprio diritto”.

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