Lo scorso settembre aveva annunciato di essere stato operato dopo aver scoperto di avere un cancro al colon. Qualche giorno fa, Pau Donés – leader della band Jarabe de Palo – ha scritto una lettera a “El Pais” in cui ha spiegato come combattere questo male.
Il musicista 49enne, che nei mesi scorsi ha raccontato la sua lotta sui social, sa di avere vinto una battaglia ma la guerra – purtroppo – continua. “La vita è una sola, dobbiamo sapercela godere perché oggi ci siamo, domani non si sa – ha scritto Pau – Io ho sempre avuto pochi amici veri, ma buoni, ho fatto diventare un lavoro ciò che più amavo e al mio fianco ho avuto sempre donne stupende. Mi sento figlio della natura e per questo vivo in montagna, i medici mi hanno dato anche l’ok per salire in cima. Come tutti, ho vissuto giorni di sole e giorni di ombra, ma non mi sono mai abbattuto di fronte alle avversità. Ora ho un cancro. E allora? Ho avuto anche l’influenza, la varicella e la parotite. Il cancro è solo una malattia, come tutte le altre. Sarà anche grave e pericolosa, ma ho deciso di curarmi perché me lo hanno consigliato i medici, gli stessi che mi hanno messo in guardia su una cosa: sono affetto da un oncogene, il BRAF, che potrebbe far tornare il cancro in qualsiasi momento. Ma sono prontissimo: quando tornerà, sarò sempre qui a combattere”.
“Noi affrontiamo la morte a seconda di come abbiamo vissuto – ha proseguito Donés – Per ora, alla soglia dei 50 anni, ho avuto una vita straordinaria e se il male dovesse tornare, lo affronteremo ancora. Per il momento mi godo gli affetti più cari, le risate, i sorrisi, la musica, la natura. Vado avanti, con lo stesso coraggio che ho sempre avuto e fino a quando il mio corpo lo permetterà. Ho parlato più di me che della malattia? Mi dispiace, ma non dedico mai più di cinque minuti al giorno parlando del cancro. Per questo voglio darvi dei dati che potrebbero sembrare allarmanti: il cancro è una malattia che potrà colpire, in breve tempo, la metà degli uomini e un terzo delle donne. Ma con i progressi della scienza e della medicina, in futuro potrà essere considerato davvero come una normale influenza. Quello che davvero mi preoccupa non sono le malattie, ma il mondo, malato nel come, nel quando e nel perché, nel quale viviamo. Ed è colpa della nostra maniera malata di vivere, siamo la società del benessere ma… a che prezzo?”.