Beppe Fiorello e la dichiarazione d'amore alla moglie: "Devo molto a Eleonora" - Perizona Magazine

Beppe Fiorello e la dichiarazione d’amore alla moglie: “Devo molto a Eleonora”

Daniela Vitello

Beppe Fiorello e la dichiarazione d’amore alla moglie: “Devo molto a Eleonora”

| 09/10/2015

Intervistato dal settimanale “Grazia”, Beppe Fiorello parla della moglie Eleonora e dei loro due figli, Anita e Nicola. Da quello che racconta, l’attore deve molto alla sua compagna. “Non ho un bel carattere – confessa – Non riesco mai a capire quanto posso fidarmi di me stesso e degli altri… Ho delle insicurezze che trasformo in diffidenza verso gli altri. È un problema mio, non c’entrano le altre persone. Anzi, sono molto migliorato grazie a mia moglie. Senza spiegarmelo, lei mi ha fatto capire che vale la pena buttarsi nei rapporti con gli altri, anche se si rischia un tradimento o una delusione”.

Beppe Fiorello si lascia andare ad una dichiarazione d’amore nei confronti della moglie: “L’ho conquistata con la simpatia. Ma dopo qualche anno sono diventato un disastro, un uomo pesantissimo. È lei la colonna, l’energia, la positività che circola in famiglia. Io sono tendenzialmente un malinconico, un catastrofista. Anche con i nostri figli: Eleonora è gioiosa, li fa sempre sognare. Io sono rigido, metodico, anche se adesso sono più rilassato, grazie a lei. Le devo molto. Ma il mio più grande errore è che sto confessando tutto questo a lei, in un’intervista, mentre non lo dico a Eleonora. Mi trattengo. Non so esprimere apertamente i sentimenti d’amore”.

L’attore racconta come è nato il loro amore. Galeotto fu un incontro a Los Angeles: “Nei colpi di fulmine, di solito, ci si spoglia. Lei, invece, mi ha vestito. Mia moglie cura il look degli attori, gestisce l’immagine degli eventi cinematografici. Stavo promuovendo il film ‘C’era un cinese in coma’ di Carlo Verdone. Sono entrato nel suo ufficio, mi ha squadrato e mi ha scelto gli abiti. Poi, qualche settimana dopo, per caso ci siamo incontrati sullo stesso aereo, vicini di posto. Era Roma – Los Angeles, non proprio un volo comune. In America ci siamo frequentati e una sera con altri amici abbiamo affittato una limousine. E quando tutti sono andati a dormire, noi siamo rimasti lì: due italiani in limousine a girare per la città. E a innamorarsi”.

E dei figli racconta: “Sanno che sono un po’ all’antica e ogni tanto mi prendono in giro chiamandomi “Beppe”. E io, un po’ irritato, rispondo: “Come mi hai chiamato?”. Sono simpatici, ironici. Quest’estate sotto l’ombrellone qualcuno veniva a chiedermi una foto, un autografo. Quando mi rilassavo un po’, mi svegliavano e dicevano: “Scusi, possiamo fare un selfie insieme?”.

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