"Sedala, se no questa rompe i c*******", il dramma della moglie di Raf - Perizona Magazine

“Sedala, se no questa rompe i c*******”, il dramma della moglie di Raf

Daniela Vitello

“Sedala, se no questa rompe i c*******”, il dramma della moglie di Raf

| 27/04/2015

Gabriella Labate, moglie del cantante Raf, racconta a “Domenica Live” di essere rimasta vittima di un caso di malasanità che stava per finire in tragedia. Tutto inizia nell’ottobre di due anni fa. L’ex ballerina e starlette del “Bagaglino” era in vacanza a New York col marito. Mentre attraversava la strada, uno sconosciuto le fece lo sgambetto facendola cadere e sbattere la testa contro un palo di ferro. Trasportata e ricoverata in ospedale, le vennero riscontrati un trauma cranico, il distacco della retina e altri problemi.

“Rientrata in Italia – racconta – succede che mi inizia un dolore molto forte alla spalla sinistra, ero seguita da un ortopedico e lui mi ha fatto fare terapie con cui non ho concluso nulla. Faccio una risonanza magnetica e lui mi dice ‘ti devi operare subito’”.

Arriva il momento dell’operazione: “C’ho una rabbia fortissima…Ricordo che mi hanno portata nella sala pre-operatoria per fare un’operazione alla spalla. Dovevano fare un’anestesia locale ma io volutamente ho chiesto di non essere sedata perché non sono una che ha paura. L’anestesista era un po’ disturbata da questa mia scelta e ha cominciato a dirmi ‘però tu sei un po’ ansiosa…ma tu soffri di attacchi di panico?’. Io sinceramente non ho mai sofferto di attacchi di panico né di ansie…L’anestesista prende l’ago e inizia a infilarlo cercando il nervo da addormentare. La prima volta che entra, sento una scossa fortissima al centro del petto e lo dico. Lei mi trattava in maniera arrogante e diceva ‘Lei disturba troppo’. Tira fuori l’ago, lo rientra e io sento per la seconda volta una scossa fortissima al centro del petto. ‘Senti, devi stare calma perché se no ci disturbi’, diceva. Trova il nervo, inietta l’anestesia e si allontana”.

“Mi lasciano sola in questa sala pre-operatoria – prosegue la moglie di Raf – e dopo 3 minuti inizio a sentire un dolore fortissimo al petto, una pressa come se mi salissero sopra due camion. Quindi comincio a chiamare e chiedere aiuto ma non mi rispondevano anche se li sentivo alle mie spalle. Ho cominciato ad urlare disperatamente ‘aiuto’ perché respiravo male. Mi ero accorta che era successo qualcosa di serio. Non mi filava nessuno e ad un certo punto sento l’anestesista dire ‘senti sedala, se no questa rompe i c******* per tutto l’intervento’”.

“Per inciso le aveva perforato un polmone”, precisa Barbara D’Urso. “Mi hanno portato nella sala operatoria mentre io gridavo aiuto in un panico totale…un incubo – spiega Gabriella Labate – Le ultime parole che ho sentito prima di dormire sono state di un infermiere che diceva all’anestesista ‘ma, dottoressa, non è che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato perché la signora sta gridando veramente tanto?’. Le ultime parole che ho sentito sono state ‘questa la devi lasciar perdere, se urla e si lamenta così tanto è perché c’ha più fiato di te e di me. Tienila sedata perché sta rompendo le p**** a tutto il reparto’”.

Ma non è tutto. “Durante l’operazione – continua l’ex ballerina  – a volte riprendevo un po’ i sensi e dicevo ‘toglietemi il lenzuolo dalla bocca perché non respiro’”. “Mi hanno perforato il polmone con l’ago e nessuno se ne è accorto. Mi hanno rimandata a casa il giorno dopo. L’anestesista ha lasciato la sala operatoria prima che finisse l’intervento, mi ha sedata, mi ha offesa, mi ha violata come persona e come paziente e se ne è andata. C’era Raffaele che era disperato e diceva “ma Gabriella c’ha tutte le mani viola, per favore visitatela’. Lei non ha permesso che mi visitassero e ripeteva ‘Dovete solo tenerla calma perché questa c’ha attacchi di panico e questa è una viziata e rompe le p*****’. A parte che l’ho trovato schifosamente offensivo per chi soffre davvero di attacchi di panico”.

“Sono arrabbiatissima – conclude – All’anestesista voglio dire ‘si metta una mano sulla coscienza, se la ritrova, almeno si ricorda dove l’ha persa, perché chiedere anche perdono fa bene a se stessi, non a me’”.

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