Fabrizio Corona a "Virus": "Il carcere mi sta mangiando vivo" - Perizona Magazine

Fabrizio Corona a “Virus”: “Il carcere mi sta mangiando vivo”

Daniela Vitello

Fabrizio Corona a “Virus”: “Il carcere mi sta mangiando vivo”

| 31/10/2014

Fabrizio Corona, detenuto da due anni nel carcere di Opera per un presunto ricatto ai danni del calciatore David Trezeguet, è intervenuto a “Virus – Il contagio delle idee” attraverso un’intervista epistolare. L’ex re dei paparazzi è allo stremo delle forze.

Oggi non sto più bene – scrive – non ce la faccio più, non riesco a star su, sono crollato. All’inizio cercavo di fare ogni cosa possibile, ho aperto un portale per detenuti, un sito web delle carceri, portavo il vitto ai detenuti, ma ormai niente, niente di tutto ciò, non esco più dalla cella, non vado all’ora d’aria da 3 mesi, nemmeno più in palestra, sono molto dimagrito, la rabbia è diventata dolore, la voglia di fare è diventata riflessione, la voglia di combattere è diventata ricerca di giustizia. Leggo, scrivo e penso di continuo. Sa che significa stare 24 ore al giorno chiuso in una cella di tre metri quadrati con un’altra persona? Nemmeno dalla finestra si vede niente, la grata è troppo fitta. Mentre la tv parla di un mondo che cambia sempre più veloce e che io già non conosco più. E’ cambiato tutto. Io non avevo mai messo in conto sul serio di poter finire in carcere. Ho sempre agito con la convinzione di non fare alcun reato. Non ho mai pensato che i miei comportamenti erano contro la legge. Malgrado ciò, per un anno e mezzo, sono andato avanti, rispettando tutte le regole durissime di quest’istituto, convinto di poter accedere presto, secondo la legge, ai benefici carcerari. Quando, invece, è stata rigettata la mia istanza per l’affidamento terapeutico, ho scoperto di avere un’aggravante cioè il reato ostativo come se fossi un boss mafioso e che quindi non posso curarmi e proseguire il mio percorso riabilitativo, sono caduto in un malessere da cui non riesco a riprendermi. Sto male. Non mi vergogno a dirlo. Non ho più paura di far sapere chi sono veramente. Il carcere mi sta mangiando vivo“.

In merito a quanto dichiarato in tv da David Trezeguet, che di fatto lo scagiona dall’accusa di estorsione, dice: “Appena ho sentito Trezeguet che pronunciava quelle parole di fronte a milioni di persone in televisione, ho provato un istante di felicità ma subito dopo, guardandomi intorno, sono stato riassalito da tristezza e sconforto, io oggi se non avessi quella condanna, non starei in galera. Trezeguet ha solo ripetuto le stesse parole riportate negli atti e pronunciate agli inquirenti nei vari interrogatori. Infatti, il gup mi aveva prosciolto nell’udienza preliminare. Certo, sentire le sue parole in tv rende tutto ancora più assurdo: un estorto che scagiona l’estorsore minaccioso e che usa metodi mafiosi, che però la vittima nega di aver subito, è veramente strano. Curioso, assolutamente folle. Come folle, è aver condannato a 8 mesi il fotografo per aver fotografato David Trezeguet in mezzo alla strada, come fanno ogni giorno milioni di paparazzi di tutto il mondo che ovviamente non vengono condannati a nessuna pena perché stanno facendo semplicemente il loro lavoro. Ma oggi devo solo pensare a come riprendere in mano la mia vita e a come tornare da mio figlio”.

Corona è pronto a chiedere la grazia a Napolitano: “Solo per rivedere mio figlio. Ma la chiederò. Io non voglio scappare dalla mia pena, io non voglio farla franca, io voglio scontare e pagare la mia condanna. Chiedo solo aiuto per poter superare quel tecnicismo giuridico della mia condanna di Torino, quella di Trezeguet, che essendo qualificata come estorsione aggravata, impedisce al tribunale di sorveglianza di potermi concedere, come già hanno richiesto gli operatori sanitari del mio carcere, l’affidamento terapeutico e poter così proseguire quel percorso di cura e di grande evoluzione di cui oggi ho fortemente bisogno. Non chiedo impunità. Chiedo di poter scontare quello che ho fatto senza essere paragonato ad un mafioso“.

Infine, l’ex re dei paparazzi si dichiara pentito per le intemperanze seguite ai tre mesi di carcere di massima sicurezza scontati a Potenza: “Io sono stato uno scemo. Dopo aver fatto a Potenza, da incensurato, tre mesi di carcere di massima sicurezza con boss mafiosi, sono uscito imbufalito. Ho sfidato i giudici, li ho presi in giro ma ho sbagliato il modo, il tono, l’educazione. L’esibizionismo, l’arroganza, il narcisismo: recitavo un personaggio. Un personaggio sbagliato, negativo, per i giovani e per le tante persone che mi seguivano. Ma oggi c’è l’uomo, c’è il padre“.

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